Gli Dei Minori : i Grandi Maestri degli Scacchi non diventati campioni del Mondo
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Salvatore Benvenga CHESS Page
La storia, si dice, è fatta dai vincitori. Pur tuttavia non sempre i vinti cadono nell’oblio, né la loro grandezza viene eclissata dalla coloro che li hanno in qualche modo superati. Così come si racconta nell’Iliade, Ettore - pur sconfitto - resta un eroe di prima grandezza e, non di rado, nella simpatia generale è preferito allo stesso Achille. Altrettanto capita negli scacchi. Si sono manifestate figure illustri di giocatori che hanno legato in modo imperituro il loro nome a quello della storia del nobil gioco.
Qualcuno di loro è stato anche campione del mondo ante litteram, come Anderssen ( vedi immagine a sinistra). Questo accadeva quando non esisteva ancora un campionato del mondo ufficiale ed - assai probabilmente - lo stesso concetto di campione del mondo risultava alquanto vago. Quel tal giocatore era fortissimo e - per quanto si poteva vedere - imbattibile da quanti riuscivano a sedersi di fronte. Ma le sue partite, il suo stile, le sue invenzioni sulla scacchiera avevano un’aura di immortalità che tutti gli riconoscevano. E’ questo il caso di Morphy, morto giovane e paranoico o di Rubinstein che impazzì e  finì povero nell’oblio.                                                                                                 
Qualcuno è stato un grande teorico, oltre che fortissimo giocatore. E’ il caso di Cigorin, padre della scuola scacchista russa o Nimzowitsch. A loro si devono non solo grandi partite ma anche postulati ed attività fecondatrice che ha poi aperto la strada ai grandi campioni che ne hanno raccolto l’eredità. Queste pagine raccolgono le schede biografiche di coloro che vengono annoverati tra i più grandi giocatori di tutti i tempi anche se non hanno mai messo in testa la corona d’alloro. Giocatori d’attacco brillanti come Marshall. Campioni speciali come Keres o Kortchnoi. Artisti come Tartakower Creatori quali Bronstein o pionieri come Reti
La lettura  di queste pagine potrebbe risultare non soltanto divertente ma anche una interessante per chi non sa nulla di scacchi. Può dire molto su come il destino giochi a scacchi con l’esistenza (intendo in senso metaforico), divertendosi a rimettere nella scatola i pezzi o lasciar fuori quelli che più gli aggrada. Come successe a Zukertort. Piccoli dettagli, momenti o situazioni particolari spesso fanno la differenza tra la gloria dei primi e la solitudine dei secondi, come si leggerà su Canal.. Negli scacchi non ci sono sviste arbitrali o gol segnati in fuorigioco. Talvolta solo rigori sbagliati, posizioni quasi vinte e sfuggite per un sortilegio o una caduta di attenzione. Tutti i pezzi sono schierati in modo eguale su un campo di battaglia: ogni giocatore è solo con se stesso, assorto nei propri pensieri irraggiungibili ed astratti. Come un gladiatore nell’arena  che può contare solo sulle proprie forze consapevole che ad ogni mossa affida la propria sorte.
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