© salvatore benvenga - www.bensaver.it
Boemo, dotato di grande talento, coltivava molteplici interessi, ma era perdutamente innamorato del gioco degli
scacchi. Disputò nella sua breve ma intensa vita (morì infatti appena quarantenne per una banale scarlattina) una
sessantina di tornei ed una quindicina di match: un totale di circa 950 partite in poco più di vent'anni di attività
agonistica. Suo, per diverso tempo, fu anche il record di partite alla cieca (S.Paolo del Brasile 7/2/1925) su ventinove
scacchiere: +20 -2 =7.
Fu Reti, nel 1924 a New York, a sconfiggere Capablanca che non perdeva una partita da otto anni. Alto,
corpulento, mascella quadrata e volitiva, buon gourmet (le malelingue sostenevano fosse anche tirchio) Reti sprizzava
felicità quando sedeva davanti alla scacchiera. Il temperamento era il suo tallone d'Achille: grintoso e determinato contro
i giganti, oltremodo rilassato e svogliato contro i mediocri. Ciò gli costò parecchi punti nelle classifiche dei tornei.
Nella sua breve vita partecipò a circa sessanta tornei, vincendone alcuni (Rottedam, Vienna, Goteborg) ed
ottenendo ottimi piazzamenti in altri. Si dedicò parecchio alla composizione di studi scacchistici. Scrisse due importanti
libri, tra i più interessanti e ben fatti nell’intera produzione scacchistica mondiale: I maestri della scacchiera e Nuove
idee negli scacchi, con cui cercò di diffondere la sua concezione del gioco, due volumi, quindi, di esclusiva impostazione
didattica, niente affatto banali ma estremamente efficaci ed ammirevoli per il loro stile lineare..
Dalla prefazione del primo libro estrapoliamo questo illuminante pensiero: “ La tecnica moderna degli scacchi è
basata sull’esperienza del passato, per cui i maestri di oggi non si comprendono appieno se non si passa attraverso lo
studio dei maestri di ieri”.
L’importanza di Reti nel contributo alla teoria scacchistica fu enorme. Se si esclude l’opera di Nimzowitsch, Reti
insieme a Breyer (deceduto appena ventisettenne) fu il padre dell'ipermodernismo: un nuovo stile di gioco fortemente
criticato dai contemporanei. Non più l'occupazione del centro con i pedoni, ma il suo controllo attraverso il
fianchettamento degli Alfieri. Reti compose anche numerosi studi, tutt'ora ineguagliati per semplicità e profondità d'idee.
Per uno strano scherzo del destino reti chiuse la sua carriera con la vittoria nel Torneo di Vienna (1928) davanti a
Spielmann e Tartakower, torneo con cui, nel 1909, vincendolo, aveva iniziato la sua ascesa scacchistica.
Fu stroncato a soli quarant’anni da una banale scarlattina.
Fu proprio il suo amico Tartakower - cui non mancò mai la capacità di coniare aforismi - a tesserne l'elogio più
sincero e misurato:
" E' uno slovacco che non ha niente in comune con la Slovacchia, un buon matematico che non insegnerà mai
matematica e forse lo scacchista più dotato del mondo che non diventerà mai campione del mondo."
Richard Reti
Pezinok 28/5/1889 - Praga 6/6/1929
Bibliografia:
Chicco-Porreca - Dizionario Enciclopedico degli scacchi
Harold Schonmberg - I grandi maestri degli scacchi
Al Horowitz - I campioni del mondo di scacchi
Reti - I maestri della scacchiera
Reti - Modern ideas in Chess
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