© salvatore benvenga - www.bensaver.it
Dopo il ritiro di Paul Morphy dalla scena scacchistica, avvenuto intorno al 1859, non vi fu per alcuni decenni
negli Stati Uniti alcun campione di rilievo internazionale. Gli americani dovettero aspettare l’arrivo di Harry Nelson
Pillsbury (1872-1906) che fu una veloce meteora: primo ad Hastings nel 1895 davanti a Lasker e Steinitz sollevò
l’entusiasmo dei suoi connazionali che intravidero in lui un nuovo Morphy. Ma sebbene si classificasse quasi sempre
nei primi posti negli altri tornei, Pillsbury non colse più un successo pari a quello del 1895. Aveva una memoria
prodigiosa; un giorno gli diedero una lunga lista di parole complicatissime: le lesse una volta e poi le ripetè, anche in
ordine inverso. Riuscì a giocare alla cieca contemporaneamente a scacchi su otto scacchiere e due a dama e whist.
Per denaro accettò anche d’infilarsi nel “turco”, un automa che si diceva giocasse a scacchi, mentre in realtà vi era
celato al suo interno un bravo scacchista. Cinque anni di attività e si consumò, aggredito dalla sifilide. Tentò il suicidio,
fu salvato ma una paralisi progressiva lo condusse alla morte.
Mentre spariva la scia di Pillsbury, un’altra più luminosa appariva: Frank Marshall. Era uno dei cinque figli nati
da Alfred George ( di origine inglese) e Sarah (scozzese ed irlandese). Nacque a Manhattan, nella zona dove oggi
sorge il Madison Square Garden. Nel 1885 la famiglia si trasferì a Montreal, dove il padre insegnò a Frank a giocare.
Restarono in Canada 11 anni, il tempo necessario a Frank per capire che gli scacchi sarebbero stati la sua vita.
Decise infatti a soli sedici anni di diventare giocatore professionista. Nel 1893 a Montreal si era trovato a
giocare in una simultanea condotta dall’ormai anziano e zoppicante Steinitz. Perse contro il vecchio campione ma
Steinitz rimase impressionato dal gioco di quel giovanottino alto e mingherlino che lo impegnò duramente.
In effetti Frank era una bella figura: slanciata, vestito con eleganza e con cravattone che lo facevano somigliare
più ad un attore o un artista, che non allo stereotipo dello scacchista medio. Tornato a New York con la famiglia, si
piazzò in pianta stabile al Brooklyn Chess Club continuando la sua crescita scacchistica che lo portò, nel 1897, a
vincere il campionato junior cittadino.
L’anno 1904 fece conoscere al mondo la statura di Frank Marshall, che s’impose a Cambridge Springs davanti
a Lasker e Janowsky, con undici vittorie e quattro patte. Finì ancora primo l’anno successivo a Scheveningen e nel
1906 a Norimberga. Dotato di uno stile di gioco pirotecnico e battagliero, decisamente brillante, che ricordava quello
di Anderssen, era per i critici lo sfidante ideale di Lasker (in quel momento campione del mondo) per il titolo. Il risultato
fu però disastroso. Fu schiantato con un pesante 11,5 a 3,5 senza riuscire a vincere una sola partita.
Lasker - da fine psicologo e combattente di razza - aveva capito il punto debole di Marshall: l’attacco a testa
bassa, in una continua ricerca dello sfondamento attraverso le risorse tattiche. Anche nel match contro Capablanca
(che lo definì un giocatore di prim’ordine) subì identica sorte. I due erano un gradino sopra e se, in un torneo, a partita
singola poteva avere qualche chance, in un match con più incontri quei due mostri sacri non cedevano.
Nel 1914 a S.Pietroburgo vi fu un grande torneo a cui fu invitato ad assistere lo zar Nicola II, il quale aggiunse
mille rubli alla borsa. A quel torneo, anche attirati dal ricco premio, si presentarono Lasker, Capablanca, Rubinstein,
Tarrasch, Nimzowitsch, un giovane Alechin, l’inglese Blackburne, Janowsky, Gunsberg, Bernstein e l’americano Frank
Marshall. La classifica finale si concluse con i seguenti cinque giocatori nell’ordine: Lasker, Capablanca, Alechin,
Tarrasch e Marshall. Ad essi lo zar, durante il banchetto finale, conferì il titolo di Grandi Maestri: i primi della storia degli
scacchi. Fino ad allora il titolo normalmente usato era “maestro”. Dal quel momento entrò in vigore tale denominazione
- le cui regole di accesso sono dal 1950 disciplinate dal rating internazionale Fide - per designare i “professori” degli
scacchi, coloro cioé che conseguono quello che può considerarsi il dottorato in materia.
Marsall, tra il 1909 ed il 1936, fu campione degli Stati Uniti (il più lungo dominio sul campionato nazionale mai
registrato). Ritiratosi dall’agone internazionale intorno agli anni venti, visse lungamente dedicandosi alla crescita dei
giorvani scacchisti americani e fondando nel 1915 a New York il famoso circolo che ancora oggi porta il suo nome
(Marshall Chess Club).
Stroncato da un infarto al termine di un torneo, lasciò una grande eredità spirituale. Dopo la sua scomparsa, ci
sarebbero voluti circa due decenni perché un altro grande americano (Fischer) tornasse ad occupare l’Olimpo degli
scacchi
FRANK JAMES MARSHALL
New York 10/8/1877 - 9/11/1944
Bibliografia:
Chicco-Porreca - Dizionario Enciclopedico degli scacchi
Harold Schonmberg - I grandi maestri degli scacchi
Al Horowitz - I campioni del mondo di scacchi
Andrew Soltis - Marshall
Frank Marshall - My fifty years of chess
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