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L'analisi fotografica

Spazio Fotografico

Per scattare una fotografia non ci vuole poi molto.
Basta una macchina fotografica ( caricata a pellicola o dotata di un sensore digitale non importa), inquadrare e scattare.
Se poi questa azione è preceduta da una fase più tecnica, quale l'appropriata ricerca della giusta esposizione (sarebbe meglio dire della più idonea combinazione: tempo di posa/diaframma) e da un'accurata ricerca compositiva (taglio, inquadratura) si è indubbiamente aggiunto un elemento qualitativo ad un fatto puramente quantitativo (lo scatto).
La tecnologia ha messo a disposizione degli utenti macchine sempre più avanzate, in grado di esporre correttamente, mettere a fuoco in modo automatico, persino inseguire un soggetto in movimento, riconoscere i volti, azionare il flash quando la luce è scarsa, procedere ad una sequenza di scatti (bracketing) con piccole variazioni esposimetriche in modo da assicurare che almeno uno di essi risulti più preciso.
Siffatto gigantesco aiuto nel processo di "costruzione" dell'immagine, "dovrebbe" facilitare di gran lunga il lavoro di un fotografo, esentandolo da una serie di passaggi tecnici preliminari, un tempo assolutamente necessari per ottenere un risultato decente.

In realtà si è assistito ad un paradosso: ad una maggiore facilità nell'ottenere immagini correttamente esposte, è conseguita una generalizzata bruttezza delle immagini in circolazione. Foto anche correttamente esposte ma non di meno insulse.

Non è esente da ciò una qualche "colpa" del digitale, che invoglia a scattare foto a costo zero.
Un tempo il costo delle stampe finiva con assolvere a quella che nell'evoluzione della specie era rappresentata dalla selezione naturale: andavano avanti i più dotati o chi poteva permettersi di spendere. Le (poche) foto che circolavano era decisamente migliori di quelle (molte) che oggi imperversano. Basta fare un giro su Facebook e se ne vedono di tutti i colori.
Per carità, non si intende con questo dire che si viveva meglio quando la fotografia era un fatto elitario o riservato a pochi ostinati appassionati.
Si intende piuttosto dire che se è vero che il progresso è tale quando è alla portata di tutti, è altrettanto vero che la facilità nel disporre di una cosa la rende generalmente di poco valore e si finisce - nella stragrande maggioranza dei casi - a sottostimarla.

Faccio un esempio che potrebbe apparire fuorviante, ma che ritengo invece utile nella sostanza.
Lo studio è un diritto e far studiare i giovani è una delle principali funzioni di uno stato moderno.
La cultura garantisce persone più consapevoli, preparate e in grado di interagire al meglio in un sistema ordinato di regole e compiti.
Tuttavia è difficile negare che chi si tuffa nello fatica dello studio a caro prezzo, impegnandosi e mettendoci del proprio, consegua complessivamente risultati migliori di chi a scuola ci va solo perché ci vanno tutti e tanto paga papà.
Per molti anni ho dovuto lavorare (a tempo pieno) e studiare la sera e la notte, pagandomi di tasca mia le rette e sacrificando sabati e domeniche sui libri. Accadeva a me ed a tutti i compagni che a quel tempo affrontavano un'identica fatica. Per resistere a quello stress necessitava ben altra grinta, determinazione e voglia di riuscire rispetto ai ragazzi più fortunati che andavano a scuola alla mattina e la domenica si trastullavano.
Nessuno nega che anche tra costoro vi fossero studenti di valore e di merito, ma in genere - una volta calati nel mondo del lavoro - la differenza con quelli che li avevano ivi preceduti, quanto meno nei primi anni di esperienza lavorativa, era enorme: la concretezza, la flessibilità, l'allenamento a quello che oggi si ama definire "multitasking" balzava agli occhi immediatamente.
Tutto questo mi porta a dire che anche in fotografia vale lo stesso principio.
Se ci si limita a farsi aiutare (dominare) dagli automatismi e non si fa uno sforzo per gestirli e capirne la reale funzionalità non si progredisce.
Non si sa più dove inizi il nostro merito e finisca quello della tecnologia insita nello strumento che si è adoperato.
Se non si studia e si lavora al tempo stesso (teoria e pratica) anche nella fotografia si va poco lontano.

I PRIMI PASSI
La parte tecnica non è qui trattata. Si invita il lettore a seguire un corso (possibilmente serio) di fotografia.
Qui vorrei soltanto limitarmi a d alcuni spunti di riflessione su un tema poco trattato ma che integra l'idea astratta della "buona fotografia".
Il soggetto del tema è l'analisi fotografica.
Parto da un premessa di base: siamo in grado di valutare una fotografia ? In base a quali criteri? Se ci piace, sappiamo dire perché ci piace? E se non ci piace, motivare perché non ci piace? Esistono dei criteri comuni (parametri) di giudizio o delle linee guida su cui fondare un esame possibilmente obiettivo?

Anche la fotografia rientra nelle arti figurative (ancorché non del tutto paritetica rispetto alla pittura ed alla scultura).
E come tutte le espressioni artistiche difficilmente si troverà che due più due fa quattro.
Così come un quadro o una scultura (prescindiamo al momento chi ne sia l'autore) potrà trovare estimatori e disistimatori, trovare chi spenderebbe anche molto per vederlo nel salotto di casa e chi invece non lo vorrebbe neanche gratis, altrettanto una fotografia potrà dire molto ad alcuni e poco o niente ad altri.

In genere questa differenza di vedute (si fa per dire) trova il suo fondamento nella diversa sensibilità culturale e negli infiniti gradi di preparazione in un determinato ambito. Quanti quadri di valore sono stati ritrovati nei solai o nelle cantine perché chi li possedeva non aveva neppure la più pallida idea di che cosa fossero?
Salvo casi eccezionali, difficilmente questo sarebbe accaduto con un lingotto d'oro o un diadema. Qui la sensibilità al valore (in tutti i sensi) è assai più volgarizzata e diffusa.

Tornando alle nostre fotografie, possiamo affermare che esistono tuttavia dei criteri di giudizio / parametri di valutazione che hanno una qualche valenza di universalità e che dovrebbero far parte di quel patrimonio di conoscenze e sensibilità che ogni fotoamatore, che desideri coltivare con impegno la sua passione, dovrebbe far propri.

Il primo passo che un fotografo dovrebbe fare è quello di rendersi conto che mentre i nostri occhi vedono il mondo nella sua tridimensionalità e riescono a individuare e concentrarsi su un particolare anche in una confusione di oggetti, ciò non accade in fotografia. L'immagine è bidimensionale (piatta per sua natura) ed in una confusione di oggetti ripresi l'osservatore quasi mai giunge alla stessa identificazione che ha guidato colui che ha scattato la foto.
La tridimensionalità, in fotografia come in pittura, è costruita artificialmente sui piani e sul gioco delle luci e delle ombre.

ALCUNI PARAMETRI DI BASE

Un primo parametro è che quasi tutte le migliori fotografie hanno il dono della semplicità ed immediatezza, doti che si possono riassumere in una espressione idiomatica: "centralità del soggetto".
Nessuna buona fotografia lascia il dubbio all'osservatore su chi sia il vero soggetto ripreso ( la confusione e molteplicità di soggetti è tipica delle immagini dilettantesche) né sul fatto che esso emerga decisamente dal contesto in cui è inquadrato.
Parafrasando il grande fotografo Capa: " se la tua foto non è abbastanza buona è perché non sei stato abbastanza vicino al soggetto".
Tradotto in volgare: se nella tua immagine il soggetto si confonde in un contesto di altri possibili soggetti l'osservatore resterà incerto sul messaggio che hai voluto passargli. Io aggiungerei anche: " se abbiamo bisogno di spiegare una fotografia, indicare un punto su di essa perché era nostra intenzione riprenderlo e l'osservatore non l'ha colto, allora abbiamo fallito."

Un secondo parametro è la direzione della lettura. In tutte le immagini, così come accade nella lettura di un libro, esiste un percorso che (quasi sempre incosciamente) seguiamo. Entriamo da sinistra (per nostra attitudine a leggere secondo questo verso) e usciamo a destra. Su questa linea ideale dovremmo posizionarci per costruire l'immagine. Pur vero che esistono fotografie che obbligano alla centripeticità (gravitazione centrale): immagini costituite perlopiù su fattori cromatici, nuclei statici o taglio quadrato. Ma nella foto orizzontale, generalmente, lo sviluppo della lettura si articola su questo processo di acquisizione cognitiva: entrata ed uscita.

Un terzo parametro è dato dalla composizione per terzi. (Concetto della sezione aurea)
Idealmente una fotografia potrebbe essere suddivisa in nove quadranti (tre linee orizzontali e tre verticali immaginarie ).
Se si vanno ad analizzare moltissime buone fotografie ci si renderà facilmente conto di come il soggetto graviti sempre su uno dei punti di intersezione di queste linee. L'orizzonte (ad esempio) assai raramente sarà posizionato in centro nell'immagine, ma sul terzo superiore o sul terzo inferiore. L'eccezione a questa regola è rappresentata solo dalle simmetrie che il fotografo ha voluto valorizzare.
Classico esempio: lo specchio d'acqua in cui gli alberi si riflettono.

Un quarto parametro è dato dalla presenza o meno di quello che Barthes chiamava "punctum": ovvero quel dettaglio, non sempre codificato o codificabile, che rende la foto non più una foto qualunque, ma costituisce un punto di rottura (folgorazione la definiva Barthes) che attira e punge l'osservatore. Che ci debba essere per forza non è sempre automatico. Ma sovente, nelle buone foto, si noterà un particolare (non trascurato dal fotografo ma scientemente colto ), un dettaglio che renderà la foto non più un quadro anonimo, ma coinvolgente.

Un quinto parametro attiene alla sapiente rappresentazione per linee diagonali.
Esse, per loro stessa natura, inducono l'osservatore alla individuazione dei piani prospettici, inducono quindi ad una accentuazione della profondità, altrimenti irrisolta. Definiscono quindi meglio gli stacchi tra il primo piano, quello intermedio e lo sfondo.
Ovviamente, entra qui in gioco anche il sapiente uso della diaframmatura che - come dovrebbe essere noto, ma non a tutti lo è -
interviene sull'iperfocale, costruendo quel passaggio per piani che aggiunge o sottrae elementi di lettura.

CONCLUSIONE
Pensare di esaurire un argomento così vasto in una pagina di un sito è pretenzioso.
Il suggerimento è partire da queste considerazioni ed affrontare, dopo un corretto approfondimento tecnico, un percorso di letture di immagini attraverso mostre, guide, libri e buoni maestri.
Non si migliora se non ci si raffronta e soprattutto non si volge lo sguardo ai lavori dei grandi della fotografia cercando di capire principalmente come la loro tecnica sia finalizzata al modo di esprimersi.

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