© salvatore benvenga - www.bensaver.it
Per una misteriosa coincidenza, Siegbert Tarrasch nacque nella stessa città che aveva dato i natali ad un altro
mito degli scacchi : Adolf Anderssen (1818-1879) ed entrambi frequentarono lo stesso Ginnasio Elizabeth. Anche
Zukertort (che avrebbe sfidato Steinitz per il primo mondiale ufficiale di scacchi nel 1886) studiò a Breslavia allo stesso
ginnasio dove Anderssen insegnava matematica.
Scrive Tarrasch nella prefazione al suo "300 Partite": " Già alla nascita presentavo caratteri di eccezionalità...a
quattro anni imparai a leggere e scrivere e a sei anni avevo già letto tutti i libri della biblioteca paterna che mi erano
finiti sotto le mani...All'età di quindici anni la mia attenzione fu richiamata dagli scacchi" .
Fu allora che Tarrasch mise per la prima volta piede nella pasticceria Fischer & Busch sulla Koningsplatz dove
si radunavano i migliori giocatori di scacchi della città e dove - talvolta - faceva il suo austero ingresso il professor
Adolf Anderssen che invitava a giocare solo i suoi allievi Riemann e Schottlander.
Trasferitosi all’università di Halle, Siegbert continuò a giocare assiduamente e con impegno.
Il dottor Tarrasch si laureò in medicina ed esercitò la professione medica a Norimberga e Monaco, ma già
durante gli studi universitari a Berlino, prese a frequentare il Café Royal ed il Kaiserhof, entrambi ritrovo di molti
scacchisti. Tra lezioni di anatomia e scacchi al Re, riuscì a guadagnarsi, più con i secondi che con le prime, fama
imperitura .
Nel 1885 al Torneo di Amburgo giunse secondo guadagnandosi l’attenzione di Zukertort e Steinitz, che scrisse “
Il dottor Tarrasch è indubbiamente un astro nascente.” Ed infatti al torneo di Norimberga del 1888, il dottor Tarrasch
conquistò il primo posto. L’anno successivo, 1889, a Breslavia, nella sua città natale, fu organizzato un importante
torneo internazionale a cui parteciparono giocatori russi (tra cui Alapin) e soprattutto tre temibili giocatori inglesi, tra i
quali emergeva Blackburne, meglio conosciuto come “la morte nera” per il suo aspetto barbuto ed un tremendo gioco
d’attacco. Tarrasch riabilitò l’orgoglio tedesco, calpestato nel torneo di Berlino nel 1881 dagli inglesi, arrivando primo.
Era la prima volta che un maestro tedesco vinceva un torneo da quando era stata costituita la Federazione
scacchistica nazionale. Fu portato in trionfo.
Ma il salto definitivo avvenne due anni dopo, nel 1890 a Manchester, dove, in terra inglese, Tarrasch surclassò
tutti battendo brillantemente all’ultimo turno (che, come ammise egli stesso, volle comunque vincere per questione di
onore e puntiglio) lo stesso idolo inglese Blackburne, il quale cavallerescamente si congratulò col vincitore.
Ancora Steinitz dopo la vittoria di Tarrasch al Torneo di Manchester del 1900 scrisse: "Tarrasch è forse il
massimo talento mai esistito."
Vinse una impressionante serie di tornei tra la fine dell'ottocento ed i primi del novecento.
Era un ometto claudicante ( a causa del piede equino sin dalla nascita), dal carattere ombroso ed irascibile. Si
assunse il compito di diventare il teorico per eccellenza, affrontando tutto lo scibile scacchistico, razionalizzandolo e
postulando precetti che costituirono il bagaglio teorico del gioco. Il "Praeceptor Germaniae", come venive
soprannominato, postulò dogmi che furono accolti come versetti biblici dai novizi del gioco: sviluppare i Cavalli prima
degli Alfieri, mai muovere due volte lo stesso pezzo in apertura, occupare il centro con i pedoni. "Ipse Dixit" si
mormorava ancora prima di spiegare perché fossero importanti tali argomentazioni.
Nella sua opera Dreihundert Schachpartien espose i suoi principi analizzando le trecento partite ivi riportate.
Non gli riuscì però di diventare campione del mondo. Prima del 1894 era considerato secondo solo a Steinitz. Dopo il
1894 fu messo in ombra da Lasker con cui non ebbe mai buoni rapporti (diciamo pure che di detestavano). Tarrasch in
realtà detestava anche Nimzowitch, suo vero antagonista in punto dottrinale.
Restò celebre la sua frase rivolta al campione del mondo: " Per voi dottor Lasker ho solo tre parole: scacco e
matto!". I due infatti non perdevano occasione per beccarsi. Tarrasch giocava con lo stile di un paladino che tornei in
una giostra: per amore dell'estetica e della dama (Caissa).
Per quanto forse troppo dogmatico, la sua opera di semplificazione e divulgazione dei postulati di Stenitz
permise a molta gente di capire meglio la strategia del gioco e rappresenta - ancora oggi - una importantissima eredità
della disciplina scacchistica.
Siegbert Tarrasch
Breslavia 5/3/1862 - Monaco 17/2/1934
Bibliografia:
Chicco-Porreca - Dizionario Enciclopedico degli scacchi
Harold Schonmberg - I grandi maestri degli scacchi
Al Horowitz - I campioni del mondo di scacchi
Jacov Nejstadt - Tarrasch, il potere della logica
Siegbert Tarrsch - 300 partite di scacchi
Partite (PGN) zip
Gli scacchi, al pari dell’amore e della musica, posseggono la capacità di rendere felice l’uomo.
Siegbert Tarrasch