© Salvatore Benvenga 2016
PENTACON 50mm
PENTACON 50mm f/1,8)
Uno
tra
i
più
convenienti
50mm
f/1,8
in
circolazione.
Nato
per
corredare
le
Praktica
e
le
Pentacon,
prodotto
in
svariate
migliaia
di
esemplari
è
un
obiettivo
facile
da
reperire,
dal
costo
contenuto
e
dotato
di
interessante
qualità
ottica
e
meccanica.
Qui
testo
due
versioni:
Auto
e
MC Auto
>
Crediti:
Esemplare
fornito
gentilmente
per
il
test
da
Blackdove-Cameras
che
ringrazio per
la
collaborazione.
C’ERA UNA VOLTA…
Solo ufficialmente la Pentacon nasce nel 1959 a Dresda con la fusione di alcune case storiche nella nuova azienda
Volkseigener Betrieb Kamera-und Kinowerke. Le aziende coinvolte nella fusione del 1959 sono: Altissa, Belca, Kamera Werke,
Welta e Zeiss Ikon.
Il nome Pentacon viene costruito unendo parte della parola PENTAprism (più precisamente Pentagon, che era il pentaprisma
per le SRL sviluppato a Dresda) e CONtax storico marchio della Zeiss Ikon che non poteva più essere utilizzato in Germania
Est al termine di una lunga vertenza legale.
Nel 1964, la nuova realtà industriale assume la denominazione di VEB Pentacon Dresda che nel 1968, dopo una ulteriore
incorporazione dei marchi Certo, Ihagee, Mentor e Meyer, muta in Kombinat VEB Pentacon Dresda.
Nel 1989 la GDR festeggia 150 anni di produzione di fotocamere a Dresda, ma appena un anno dopo, con la riunificazione
tedesca, esattamente il 27 novembre 1990, l’azienda cessa di esistere dopo che l’ultima Praktica BX20 esce dalla catena di
montaggio. La causa è la spaventosa diseconomia gestionale. Ogni fotocamera costa a conti fatti circa mille marchi e viene
venduta a duecento. Peraltro modelli e tecnologia sono fortemente arretrati rispetto alla concorrenza orientale. Sebbene la
Schneider abbia cercato con maestranze ridottissime di portare avanti il marchio, nel 2001 la Pentacon cessa di esistere per
sempre.
Vale la pena di raccontare quanto successo prima dei quel 1959 a Dresda. Nel 1919 a Niedersedlitz viene fondata la Kamera-
Werkstätten da Paul Guthe e Benno Thorsch (logo KW) azienda che nel 1928 si trasferisce a Dresda vicino alla Ica-Werk del
gruppo Zeiss Ikon. La KW lascia un segno nella storia della fotografia del ventesimo secolo con diverse macchine innovative.
A causa del regime nazista, i due soci entrambi di orgine ebraica, emigrano, Guthe in Svizzera e Thorsch negli USA.
Quest’ultimo incontra Charles Noble, di origini tedesche, che possiede un affermato fotolaboratorio a Detroit. Mutualmente si
scambiano le aziende. E’ così che la KW diventa proprietà di Charles Noble che fa progettare la Praktiflex (attacco ottiche
M40) che viene presentata a Lipsia nel 1939. Noble cerca con lo scoppio
della guerra di rientare in America ma gli viene impedito ed è costretto a
restare a Dresda ad occuparsi della KW e delle Praktiflex di cui vengono
prodotti circa undicimila esemplari fino al 1945.
Nella notte del 14 febbraio Dresda fu letteralmente rasa al suolo da un
bombardamento aereo rimasto nella storia. La KW riuscì a rimettersi in
piedi per finire nelle mani dei Sovietici che l’occuparono e la rinominarono
VEB (Volkseigener Betrieb che significa sostanzialmente Proprietà
Pubblica) Kamera-Werkstätten Niedersedlitz assegnandole una
produzione di 25000 Praktiflex. I Noble si recano dalla Zeiss Jena per
trattare sulla fornitura di obiettivi, ma al rientro vengono accusati di
spionaggio e arrestati. John il figlio subirà una lunga peregrinazione tra i
gulag sovietici che finirà nel 1955, mentre a Charles viene concesso di
ritornare in fabbrica. Produrrà la Praktina, che è il primo vero sistema
SRL 35mm con obiettivi intercambiabili a baionetta, vari mirini e motore
di trascinamento. Nel 1953 l’azienda cambia ancora nome diventando
VEB Kamera-Werk Niedersedlitz. Nel 1955 esce la prima Praktica FX2. Nel
1956 viene lanciata la Praktisix 6x6 al Photokina di Colonia. E arriviamo
finalmente al 1959, anno in cui l’azienda viene fusa con la sezione
orientale della Zeiss Ikon diventando VEB Kamera-und Kinowerke come
detto all’inizio di questo lungo excursus storico.
DATI TECNICI
Dati tecnici:
Lunghezza focale: 50mm
Angolo di campo: 46,7°
Lenti/Gruppi: 6/4
Max apertura: f/ 1,8
Min apertura: f/ 16
Diaframma a 6 lamelle
Diametro ghiera filtri : 49mm.
Distanza minima di messa a fuoco: 33 cm
Peso: 195 gr * (ver Auto MC attacco M42)
* peso certificato con bilancia di precisione SIPI
CONCLUSIONI
Questo non è un test scientifico. E’ semplicemente una prova sul campo fatta con scrupolo e pura passione. Le immagini pubblicate in
questi articoli NON sono state corrette o migliorate con Photoshop. Unica concessione è soltanto una leggera modifica di qualche punto
valore nei parametri di esposizione se la foto risulta eccessivamente scura o chiara. Nient’altro.
Non è un obiettivo tagliente alla massima apertura, a f/1,8 il microcontrasto è deboluccio. Ai bordi poi si perde alquanto. E’ necessario
chiudere almeno a f/2,8 per cambiare decisamente marcia. Tuttavia resta un obiettivo più morbido rispetto all’Oreston nonostante siano
alquanto simili e ancor più rispetto al Pancolar che ritengo il migliore del trio.
Non li ho pubblicati per rispetto della privacy, ma ho scattato ottimi ritratti ad amici montando il Pentacon sulla Fujifilm X-E2 in modo da
operare come si trattasse di un 75mm. Nei ritratti, soprattutto femminili, la morbidezza non è un disvalore, anzi!
Ha una messa a fuoco molto ridotta, appena 33 cm, il che lo colloca tra i migliori della sua categoria. Dispone di una messa a fuoco
estremamente precisa e dolce. Ha una discreta resa anche montato invertito, il che non guasta.
Esteticamente e meccanicamente si presenta bene, anche se a me personalmente piace di più la versione non MC tutta in metallo e
dall’aria più vintage. Tanto sul campo non è che si differenzi visibilmente nei risultati rispetto al modello MC.
Cromaticamente il Pentacon ha una buona resa ma a patto di evitare il flare. L’aberrazione cromatica (CA) è alquanto evidente a tutta
apertura.
Scolasticamente parlando si può affermare che è un obiettivo sicuramente da promuovere anche se in alcune materie occorre chiudere
un occhio per assegnargli la sufficienza.
I suoi pregi risiedono principalmente nel
fatto che è un obiettivo onesto, economico,
sufficientemente affidabile, con qualche
freccia al suo arco. Ovvio che se si cerca
una lente che sia una lama di rasoio è
meglio cercare altrove, ma se uno dal
proprio obiettivo non pretende solo super
nitidezza di uno Zeiss ed un bokeh da far
svenire, allora col Pentacon 50mm può
prendersi anche qualche soddisfazione.
In fondo con davvero poche decine di euro
si può disporre di una lente che -
comunque la si giri - ha scattato nel
mondo qualche milione di buone fotografie,
che ha servito per decenni fotografi di ogni
genere e ha lavorato egregiamente e senza
battere la fiacca in condizioni climatiche
anche avverse. Resta sempre valida la
massima che le buone foto si fanno prima
con la testa. E chi sa usarla bene, sa anche
come ottenere il massimo anche dal più
economico degli obiettivi.
LA GENESI
Origina dall’ottimo Oreston Meyer-Optik - Görlitz 50mm f/1.8 ed è stato costruito in milioni di esemplari tanto che è di facile
reperibilità ancora oggi. Leggero, compatto, con buone prestazioni non è però esattamente identico all’Oreston che - a mio
avviso, e non solo mio - conserva una marcia in più.
La prima versione è molto somigliante all’Oreston Meyer con le strisce argentate. Ne è stata prodotta poi una seconda
versione nera (quella testata) marchiata Pentacon Auto e numero di matricola inciso sul frontale e poi una versione Auto MC
(Multicoated) senza l’incisione del numero di matricola sul frontale. Entrambi gli esemplari, con attacco passo a vite M42,
sono stati qui testati. Dal 1978 il Pentacon è stato prodotto anche con attacco Prakticar B.
Per questa prova mi sono avvalso della Sony A7, per uniformare i test con gli altri 50mm.
Non ci sono sostanziali differenze di rendimento tra i due esemplari, perlomeno io non sono riuscito a coglierne di
particolarmente significative, fatto salvo un miglior comportamento del Multi Coated nel controllo del flare. Entrambi
restituiscono un buon dettaglio al centro in modo pressoché identico.
Nei test è presente anche qualche immagine ripresa nelle stesse identiche condizioni per confronto tra i due esemplari.
Probabilmente c’è un leggerissimo miglioramento della resa cromatica nel Multi Coated, in particolari condizioni di
illuminazione, e un filo di minore morbidezza ai bordi, ma è come cercare il pelo nell’uovo.
Nelle immagini sottostanti Il Pentacon MC 50mm f/1,8 nelle due versioni (parte frontale) e la parte posteriore con attacco M42.
L’obiettivo è stato messo alla prova scattando più foto dello stesso soggetto e variando il diaframma.
Alla massima apertura (f/1,8) non brilla, ma
mantiene un buon microcontrasto centrale che
comincia a incrementare spalmandosi verso i
bordi dopo f/2,8.
Tra f/5,6 ed f/8 raggiunge l’apice delle
prestazioni. Buona la resa cromatica così come
buona è anche la risolvenza. Lo sfocato,
condizionato dal numero di lamelle (6) del
diaframma, lo trovo accettabile.
Ho anche scattato qualche foto montandolo
invertito ma il risultato ha meritato solo la
sufficienza. L’impressione avuta è quella di un
obiettivo standard sotto molti aspetti.
Non ha punti deboli eclatanti, non ha prestazioni
mirabolanti. Tutto sommato decisamente onesto
per il suo valore e con un elevato rapporto
qualità/prezzo.
La distanza di messa a fuoco minima pari a 33cm
ne fa una interessante soluzione per riprese
ravvicinate. Questo aspetto non andrebbe mai
sottovalutato.
I primi tre test (su SONY A7) sono di confronto tra le due versioni provate (Auto MC e Auto)
ALTRE IMMAGINI TEST (click on)
Un clone del tutto identico al Pentacon è il
REVUENON Auto 50mm f/1,8