© Salvatore Benvenga 2016
ORESTOR MEYER 100mm
Orestor 100mm f/2,8
Meyer Optik Gorlitz: Orestor 100mm f/2,8
Un
obiettivo
in
puro
stile
Meyer
Optik:
solido
e
dalle
grandi
prestazioni,
poco
valutato
dal
grande
pubblico,
che
ne
ignora le grandi qualità. .
>
Versioni
1
e
2:
Sono
davvero
differenti?
Vediamolo
alla
prova dei fatti.
C’ERA UNA VOLTA…
Nel 1896 Hugo Meyer fonda a Gorlitz una azienda ottica destinata ad essere una dei più seri concorrenti della Zeiss Jena nella
produzione di obiettivi di qualità. E sebbene i suoi prodotti costassero qualcosa meno di quelli della più rinomata concorrente gli
obiettivi della Meyer non erano affatto inferiori per prestazioni e solidità.
Nel campo fotografico la principale cliente era la Exakta di Dresda, per cui la Meyer produsse un numero considerevole di ottiche,
in concorrenza - come detto - sia della Zeiss di Jena che della Schneider di Kreuznach. In verità diversi fabbricanti erano fornitori
di obiettivi per la Exakta (ne cito solo alcuni: Schacht di Ulm, Steinheil di Monaco, Isco Gottingen...) ma la Meyer divenne in breve
una delle maggiori fornitrici, grazie al fatto che la sua produzione era di ottima fattura e con un rapporto prezzo qualità molto
elevato. Obiettivi quali i vari Primoplan, Primotar, Primagon, Trioplan, Domiplan, Telemegor e così via si affermarono in breve e
diedero robusta fama della Meyer.
Nel 1946, a seguito della spartizione della Germania in due blocchi, l'azienda fu nazionalizzata col nome “VEB Feinoptisches Werk
Görlitz”, finché nel 1968 condivise il destino di Ihagee finendo incorporata nel marchio Pentacon di Dresda. Fino al 1971 gli
obiettivi mantennero la vecchia denominazione. Dopo tale anno usciranno marchiati Pentacon o Prakticar.
Dopo la riunificazione della Germania la Meyer ritorna a Gorlitz ma non decolla. Grazie a finanziatori che rilanciano la nuova
Meyer Optik l’azienda torna alla ribalta nel 2014 presentando le nuove ottiche Somnium progettate per essere utilizzate su
Canon e Nikon.
In questa scheda ci occupiamo di un obiettivo nato nel 1965, quindi quasi al termine della storia della Meyer come industria
autonoma, progettato per sostituire il tre lenti Trioplan. Nello stesso anno infatti la casa tedesca mette in campo sia l’Orestor
100mm f/2,8 ( di cui ci occupiamo qui) che l’osannato Orestor 135mm f/2,8 a cui è dedicata un’altra scheda.
Mi sono accorto che nelle varie informazioni che appaiono in diversi siti web e che accompagnano questa lente ci sono diverse
inesattezze, dovute probabilmente al fatto che si tende a copiare e diffondere senza verifiche: una per tutte il fatto che la prima
versione sia con diaframma a15 lamelle mentre in realtà sono 14.
Orestor 100mm f/2,8
1965
DATI TECNICI
Lunghezza focale 100mm
Angolo di campo : 24,4°
Max apertura diaframma f/2,8
Minima apertura diaframma f/22
Peso : 280 grammi
5 lenti in 4 gruppi
Diametro filtri: 49mm
>Produzione:1965-1969 (prima versione)
Diaframma a 14 lamelle
Minima distanza di messa a fuoco 110 cm.
>Produzione 1970-1971 (seconda versione)
Diaframma a 6 lamelle
Minima distanza di messa a fuoco 101 cm
Attacco: M42 ed EXAKTA
CONCLUSIONI
Questo non è un test scientifico. E’ semplicemente una prova sul campo fatta con scrupolo e pura passione. Le immagini pubblicate in
questi articoli NON sono state corrette o migliorate con Photoshop. Unica concessione è soltanto una leggera modifica di qualche punto
valore nei parametri di esposizione se la foto risulta eccessivamente scura o chiara. Nient’altro.
Come si può vedere l’Orestor 100mm f/2,8 è un obiettivo di grande classe, ben realizzato, solido e di elevata qualità. Molto accattivante il
bokeh in entrambe le versioni, con la presenza di piccole bolle (bubbles) nella zona dello sfocato anche se non appariscenti come nel
Trioplan. Uno sfocato più delicato ma nondimeno efficace e gradevole.
Le immagini scattate sia sulla FullFrame Sony A7 che con la APS-C Fujifilm XT1 hanno dimostrato fondamentalmente due cose: il buon
comportamento equilibrato in tutte le situazioni e soprattutto l’analogo risultato, per cui posso dire che - per quanto mi riguarda e fatta
eccezione per il leggero guadagno sulla minima distanza di messa a fuoco della versione del 1970 - non ci sono aspetti sulle prestazioni
tali che una versione si faccia preferire all’altra. Credo a questo punto che sia solo una questione di gusto estetico.
Infatti a qualcuno potrebbe piacere di più la versione zebrata per il bellissimo diaframma quasi circolare a 14 lame azionato da una ghiera
dei diaframmi posta sulla sommità dell’obiettivo, ghiera che nella versione del 1970 è stata arretrata all’altezza della flangia d’innesto. Ma
se questo aspetto non è esclusivo, si può andare assolutamente tranquilli visto che le prestazioni si equivalgono.
Ribadisco la necessità di utilizzare l’obiettivo con il paraluce, data l’inclinazione ad un leggero flare.
TEST SU SONY A7
Prova su APS-C ( Fujifilm XT1 ) - click per espandere l’immagine
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versione 1 (1965) versione 2 (1970)
L’Orestor 100mm f/2,8 risulta stranamente meno noto del suo fratello maggiore l’Orestor 135mm f/2,8. Non ne ho mai capito la ragione.
Invece si tratta di un obiettivo di eccellente qualità, con l’unico difetto - peraltro comune a pressoché tutte le ottiche di quegli anni - di
essere sensibile al flare. Problema rimediabile attraverso un semplice paraluce.
Il massimo della qualità non si esprime a tutta apertura, ma bisogna chiudere di almeno due, tre stop il diaframma per avere una
nitidezza di tutto rispetto. Ma il fatto che a f/2,8 sia particolarmente morbido a mio parere non deve essere considerato un neo, giacché
nella ritrattistica - soprattutto muliebre - questa va più spesso considerata come una qualità. La morbidezza naturale e il dolce sfocato dei
contorni non deve essere più ricercato attraverso la postproduzione con il controllo sfocatura che i programmi di editing fotografico
mettono a disposizione. E’ già lì bella e confezionata.
A mio parere l’Orestor 100mm è davvero una magnifico mezzo tele: per di più leggero e maneggevole. I risultati sul campo confortano
questa impressione. Munito di un idoneo paraluce, l’obiettivo in entrambe le versioni ha dimostrato un magnifico comportamento,
equilibrato nei cromatismi, inciso quanto basta e praticamente con quasi nessuna distorsione evidente. Diverse prove effettuate anche con
una APS-C ( Fujifilm) non hanno evidenziato differenze tra gli scatti effettuati con la prima versione che con la seconda versione.
Su alcuni siti ho letto alcuni pareri a mio avviso non supportati da prove concrete ma fondati ( presumo) sul sentito dire, come quello che
tra le due versioni sia senz’altro da preferire la prima a 14 lamelle. Probabilmente chi scrive così non ha avuto modo di testare
contemporaneamente entrambe le ottiche e si è basato su una convinzione generata da assunti teorici che vanno comunque dimostrati.
Il comportamento dei due obiettivi, nelle stesse identiche situazioni e con lo stesso diaframma impostato si è dimostrato del tutto identico.
In linea di principio il diaframma a 14 lamelle dovrebbe dare un contributo dello sfocato (bokeh) più cremoso ma sull’Orestor alla prova
dei fatti non sono riuscito a dimostrarlo. La versione 1 a 14 lame e la versione 2 a sei lame di diaframma si sono comportate
insospettabilmente allo stesso modo come si vede nelle immagini che seguono.
L’unica impercettibile differenza che ho riscontrato è che la versione del 1970 introdotta con l’Exakta RTL 1000 ha una distanza di messa a
fuoco minima più corta della prima versione del 1965, impercettibile ma c’è come dimostro con gli scatti sottostanti: 101 cm circa contro
110 cm .
Nel 1972 ques’ottica cambia solo nome e diventa Pentacon 100mm f/2,8, peraltro più facile da reperire rispetto ai due esemplari marchiati
Meyer ed usati nel test. Di fatto è in tutto e per tutto la stessa cosa, marchiata in modo diverso. Non l’ho provata, ma analoghe
esperienze con altre ottiche della Meyer marchiate Pentacon non hanno rivelato differenze visibili, almeno negli esemplari che sono vicini
temporalmente.
versione 1970
versione 1965
scatto con
Orestor 2° ver
(1970) montato
su una Sony A7
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Orestor 100mm (1° ver del 1965) a f/4 - Iso 200
Orestor 100mm (2° ver del 1970) a f/4 - Iso 200
Test con Mira Ottica a f/5,6 - Non si osservano differenze di comportamento tra la prima e la seconda versione
Test dello sfocato (bokeh)
e della prestazione
generale ad f/2,8
test a f/8
Test a f/16, si può
osservare solo come la
versione 2 -che non era
dotata di paraluce
contrariamente alla
versione 1 - abbia
evidenziato un leggero
flare per il riflesso dal lato
destro.
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