© Salvatore Benvenga 2016
ORESTON MEYER 50mm
ORESTON 50mm f/1,8
Meyer Optik Gorlitz: Oreston 50 mm f/1,8
Un
obiettivo
di
notevole
qualità
che
ha
sorpreso
per
la
sua
resa
stupefacente
ed
un
bokeh
mozzafiato.
Una
di
quelle
ottiche
passo
a
vite
M42
che
si
riescono
a
trovare
su
internet a prezzi abbordabili ma che rendono tantissimo.
>
Crediti:
Esemplare
fornito
gentilmente
per
il
test
da
Blackdove-Cameras
che
si
ringrazia
per
la
collaborazione.
C’ERA UNA VOLTA…
La Meyer Optik nasce nel 1896 a Görlitz - una cittadina della Sassonia non molto distante da Dresda e situata sul confine
polacco - per iniziativa di Hugo Meyer (1863-1905), un ottico intraprendente e capace che aveva deciso di dedicarsi alla
produzione di obiettivi per macchine di medio e grande formato. La sua creatura più celebre fu il Meyer Aristostigmat 21 cm
F4.6 (primi anni del 1900) caratterizzato dalla assenza di aberrazioni cromatiche e astigmatismo.
Dopo la sua scomparsa la ditta fu gestita dagli eredi che si avvalsero della collaborazione di Paul Rudolph, ovvero il padre dei
celebri Protar, Tessar e Planar nati in casa Zeiss a Jena. Grazie a questo sodalizio la Meyer si dedicò alla costruzione di
obiettivi per macchine di piccolo formato ed in particolare produsse ottiche con attacco Ihagee Exakta. Ma Rudolph con la
Meyer nel 1924 produsse il famoso obiettivo Plasmat cinema, un’ottica decisamente avanzata per quell’epoca.
Alla fine della seconda guerra mondiale la città viene divisa in due, tra Germania e Polonia, l’azienda resta in Germania Est e
subisce il mutamento della ragione sociale, assumendo il nome di VEB - Gorlitz con il quale la fabbrica riprende la sua
attività. Nel 1968 avviene la fusione con la Pentacon, la ragione sociale prende il nome di VEB Pentacon con sede nella vicina
Dresda. Non passano venti anni (corre il 1985) che l’azienda si fonde con la VEB Zeiss. In questo periodo la ditta ha prodotto
obiettivi anche per Praktica, Exakta, Zeiss Ikon. In particolare si ricordano i vari Domiplan, Primagon, Primotar 50mm su
schema Tessar , il Trioplan, e altri ancora tra cui il nostro Oreston.
Dopo la riunificazione della Germania la Meyer ritorna a Gorlitz ma non decolla. Grazie a finanziatori che rilanciano la nuova
Meyer Optik l’azienda torna alla ribalta nel 2014 presentando le nuove ottiche Somnium progettate per essere utilizzate su
Canon e Nikon. Per la cronaca - nel momento in cui scrivo - è in procinto di rimettere sul mercato la riedizione del famoso
Trioplan dopo che le particolari performances di questa vecchia ottica
finita sulle bancarelle sono state riscoperte e pubblicizzate in rete da una
nicchia di appassionati.
L’ ORESTON 50mm f/1,8
La produzione di quest’obiettivo risale al 1960. Si tratta di un sei lenti
luminoso progettato dalla Meyer Optik per sostituire il Primoplan 58mm
f/1,9 e l’oramai anzianotto Domiplan 50mm f/2,8 (con schema tripletto
di Cooke). La Pentacon, dal 1971, produce il successore dell’Oreston.
L’obiettivo di cui ci stiamo occupando è un passo a vite M42, attacco
introdotto nel 1947 dalla Zeiss Ikon Contax e poi adottato da molti altri
marchi tra cui Praktica e anche Asahi Pentax (1957) per i suoi Takumar,
infine dalla russa Zenith e dalla Voitglander per la Bessa Flex.
Questo passo (noto anche come 42x1) ha il vantaggio di poter essere
utilizzato con opportuni adattatori praticamente su quasi tutte le più
importanti reflex digitali moderne ( perdendo tutti gli automatismi
ovviamente). L’Oreston si trova anche con passo EXAKTA.
DATI TECNICI
Oreston 50mm f/1,8
Lunghezza focale 50mm
Angolo di campo : 46,7°
Max apertura diaframma f/1,8
Minima apertura diaframma f/16
Sei lenti in quattro gruppi
Minima distanza di messa a fuoco 33 cm.
Diametro filtri: 49mm
Attacco: M42 ed EXAKTA
Peso (ver EXA zebra): 221 gr.*
Peso (ver M42 zebra): 217 gr. *
Produzione:1960-1971
* pesi certificati su bilancia di precisione SIPI
CONCLUSIONI
Questo non è un test scientifico. E’ semplicemente una prova sul campo fatta con scrupolo e pura passione. Le immagini pubblicate in
questi articoli NON sono state corrette o migliorate con Photoshop. Unica concessione è soltanto una leggera modifica di qualche punto
valore nei parametri di esposizione se la foto risulta eccessivamente scura o chiara. Nient’altro.
Ci troviamo di fronte alla più classica delle belle sorprese inattese. Non perché sia inattesa la qualità degli obiettivi della Meyer Optik, basti
pensare al predecessore del nostro Oreston, il Primoplan 58mm f/1,9 (prodotto fino al 1959) molto ricercato per il suo particolare sfocato
analogo a quello del Trioplan. Basta anche ricordare il semplice tripletto Domiplan (che mantiene i suoi estimatori), che pur essendo un
lontano parente di questo ottimo obiettivo ha contribuito alla fama della Meyer di Gorlitz.
Dicevo inattesa nel senso che si fa fatica a immaginare che con poche decine di euro si riesca a trovare una lente di questa levatura, in
grado di dialogare magnificamente anche con fotocamere digitali.
A differenza del Domiplan, l’Oreston mostra la sua grinta già a T.A. Se si chiude appena di qualche stop, si ottengono immagini pulite e
bene incise, sempre con un buon equilibrio cromatico.
Un’ottica che ha mostrato pregi di assoluto rilievo, che per alcuni versi trovo perfino superiori a quelli che sono in grado di offrire ottiche
più moderne e costose, decisamente sopravvalutate se si pensa alla spaventosa differenza di costo tra questo vecchio vetro e gli
scintillanti oggettini che si vedono oggi in commercio. Non raggiunge l’eccellenza del mitico Pancolar ma gli è prossimo.
Un obiettivo di più che modesto aspetto, ma costruito per durare, solido, senza fronzoli, una filettatura per essere avvitato alla fotocamera
e un perno per chiudere il diaframma: compatto e robusto, solido metallo, splendidi vetri. Una lente fatta apposta per chi ama prendersi il
proprio tempo per fare uno scatto, che ama centellinare ogni click gustandoselo come un sorso di vino pregiato attinto da un calice. Non è
da “fast food”, ma da “slow food”.
Sebbene, almeno sulla carta, il buon
Pentacon 50mm f/1,8 abbia sostituito
l’Oreston Meyer con l’identico schema
ottico e gli identici vetri, il comportamento
dei due obiettivi non mi è apparso affatto
uguale. L’Oreston sembra più graffiante e
le prove da me condotte sugli esemplari
fornitimi mi confermano questa
impressione.
Il tallone d’Achille di questa interessante
lente può essere individuato nella
meccanica del diaframma che, talvolta,
può saltare bloccandosi. Non è affatto
difficile per un discreto riparatore mettere
a posto questo inconveniente. Si
suggerisce quindi un uso pacato e mai
brutale della ghiera dei diaframmi.
L’Oreston è adatto a chi non sente il
bisogno di correre e che non si lascia
influenzare dalle mode e dal bisogno di
apparire, uno strumento che pare
sopravvissuto apposta per quanti mirano
alla sostanza della fotografia.
L’Oreston 50mm f/1,8 della Meyer Optik, sotto il profilo del prezzo di mercato si colloca a metà strada tra il Pentacon ed il
Pancolar della Zeiss Jena, situazione che riflette anche la considerazione di cui gode.
E’ un obiettivo robusto, solido, metallo allo stato puro e vetri di alta qualità. E’ un’ottica impiegata anche dai cineoperatori - si
caratterizza per una notevole resa cromatica, un piacevole contributo dello sfocato ed una elevata nitidezza ai diaframmi
intermedi.
A tutta apertura ( f/1,8) è piuttosto morbido e si fa perdonare solo per la plasticità del suo bokeh accattivante. Basta però
chiudere uno o due stop e diventa tagliente come una lama di rasoio.
l’ho testato sia sulla Sony A7 che su una Fujifilm X-E2 e devo dire che i
primi scatti mi hanno letteralmente sorpreso per la pastosità, la resa
cromatica e la nitidezza.
Superfluo aggiungere che occorre mettere a fuoco a manina, come si
faceva un tempo. Nessuna concessione alla comodità se non quella
incorporata nelle mirrorless come la Fujifilm che consentono quanto
meno il controllo visivo dell’ esposizione attraverso l’EVF o il display.
Attraverso un comunissimo adattatore M42 h
o messo alla prova
l’obiettivo, come detto, montandolo sia su una Fujifilm X-E2 (su cui si
comporta come un 75mm) e su una full frame Sony A7
Tutte le prove
condotte, di cui allego i link con relativi ingrandimenti al 100% del
dettaglio, si sono svolte in ambiti diversi dalla ritrattistica. Ho anche
testato l’obiettivo in funzione macro attraverso l’anello di prolunga
MCEX-11 Fujifilm ottenendo risultati molto interessanti.
Dicevo della resa generale: assolutamente di prima qualità, superiore
per molti versi a quella di ottiche assai più costose e blasonate. I
risultati mi hanno piacevolmente sorpreso per la buona resa cromatica
e la nitidezza.
I colori sono risultati pastosi, ben saturi, soprattutto nella
gamma dei blu e del rosso.
Gli scatti sono stati fatti sia alla massima apertura (f/1,8) per saggiare la
nota morbidezza della messa a fuoco e la notevole esaltazione dello
sfocato, che ai diaframmi più chiusi (f/2,8 - f/5,6 - f/8), sia alla minima
distanza di messa a fuoco che sull’infinito.
Solamente con l’uso dell’anello di proglunga MCEX-11 per la foto
dell’orchidea e con quella dell’orsacchiotto e le matite colorate la
fotocamera è stata sul treppiede per non essere influenzati da un
eventuale micromosso. Mentre tutti gli altri scatti sono stati fatti a mano
libera come prove su strada.
Va aggiunto che il complesso della X-E2 del dell’Oreston 50mm, pur
penalizzato nell’ingombro dell’adattatore FX-M42, è molto maneggevole, si
impugna bene e mantiene una adeguata stabilità, con scatti soffici e
silenziosi come un sussurro.
Soffre per il flare a causa del debole trattamento antiriflesso.
Ho provato a fare delle riprese anche in un parziale controluce, poi
a breve, a media e lunga distanza. Tutte le immagini sono risultate a mio parere buone, qualcuna perfino più che buona ( è bastato
diaframmare leggermente per ottenere una nitidezza davvero notevole).
A proposito di diaframma, vale la pena di osservare come esso sia di forma esagonale, tuttavia in grado di restituire immagini di
buona qualità come se si trattasse di un foro quasi circolare.
TEST SU SONY A7
ALTRE IMMAGINI TEST con SONY A7 (click on to enlarge)