© Salvatore Benvenga 2016
CANON MACRO FD 50mm f/3,5
Un buon macro di casa Canon
Ci
troviamo
di
fronte
ad
un
obiettivo
che,
sotto
una
facciata
plasticosa
e
appena
gradevole,
nasconde
una
grinta di tutto rispetto.
>
Crediti:
Esemplare
fornito
gentilmente
per
il
test
da
Blackdove-Cameras
che
ringrazio
per
la
collaborazione.
UN PO’ DI STORIA…
Così come avvenuto per la Nikon, anche la Canon nasce - negli anni ‘30 - come industria ottica (Seikikogaku kenkyusho or
Precision Optical Industry Co. Ltd) . A dispetto dell’altisonante nome, quella che nel 2015 è stata la decima azienda
giapponese in ordine di capitalizzazione, a quell’epoca era un modesto laboratorio in una piccola via di Tokyo, diretto da Goro
Yoshida (1900-1993), uomo intraprendente ed abile artigiano. Affascinato dalla proverbiale qualità meccanica delle fotocamere
tedesche ma stizzito dal loro costo esorbitante smontò personalmente una Leica per vedere come era fatta per provare a
riprodurne un clone a costi più contenuti.
Interessante rileggere quanto lo stesso Goro Yoshida disse molti decenni dopo in un’intervista: « Smontai la Leica senza
un’idea precisa in testa ma semplicemente per dare un’occhiata ad ogni componente. Scoprii che non c’erano nascoste cose
preziose come diamanti all’interno di essa. I componenti erano fatti di ottone, alluminio, ferro e gomma. Fui meravigliato di
vedere questi materiali così economici in una fotocamera venduta ad un prezzo esorbitante. E questo mi irritò.»
Nacque così nel 1934 il primo prototipo di una telemetro giapponese con otturatore sul piano focale a cui fu dato il nome di
Kwanon ( dalla divinità buddista della misericordia Guan Yin o Kwanyin) da cui poi deriverà il nome Canon, quando l’azienda,
nel postbellico 1947, cambierà ragione sociale occidentalizzando il suo marchio.
Prototipo a parte, la prima vera produzione della casa giapponese fu la fotocamera Hansa 35mm nel 1936.
Ma è solo il 10 agosto 1937 che nasce ufficialmente la Precision Optical Industry Co. Ltd ( oggi Canon) con quattro soci
Non tutti sanno che la Canon (quando si chiamava ancora Precision Optical Industry Co. Ltd) per un certo periodo non era in
grado di produrre anche obiettivi. Si limitava a costruire solo fotocamere sulle quali montava le ottiche fornite dalla Nippon
Kogaku, ovvero la Nikon.
Questo «strano» binomio andò avanti fino al 1948. Ma già nel 1946, appena terminata la guerra, la Canon aveva cominciato a
produrre una serie limitata di ottiche marchiate Serenar, offrendo la sua fotocamera J II o con il Serenar o col Nikkor. La Nikon,
cominciando a fiutare che il vento stava cambiando e che uno dei suoi principali clienti (Canon) si preparava a produrre in casa
gli obiettivi per le proprie fotocamere, prese la decisione di allargare il proprio core-business ed entrare massicciamente nel
settore delle fotocamere, avviando quella rivalità sorica che - ancora oggi - permane tra i due colossi giapponesi della
fotografia.
Qui ci occupiamo di un obiettivo «specialistico», dato che l’ottica macro, ancorché utilizzabile anche per uso generico, trova il
suo principale ambito di applicazione nelle foto a distanza ravvicinata.
Si tratta di una lente che è stata prodotta in due versioni: la prima (del 1973) era marchiata S.S.C. (Super Spectra Coating)
presumo per nobilitarla commercialmente, dato che la seconda - quella qui analizzata - pur avendo lo stesso trattamento non
riporta più questa dicitura, segno che i tempi (siamo nel 1979) erano maturi perché l’utente medio non si ponesse più il
problema del trattamento delle lenti, dato oramai per scontato.
Dal punto di vista dei risultati entrambe le versioni sono accreditate di pari qualità.
Cambia l’estetica, dato che nella carrozzeria della prima si era fatto maggior uso di metallo, mentre nella seconda figura più
alleggerita con l’uso della plastica.
DATI TECNICI
Lunghezza focale 50mm
Angolo di campo : 46,7°
6 lenti in 4 gruppi
Max apertura diaframma f/3,5
Minima apertura diaframma f/32
( S.S.C. ver f/22)
Daframma a 6 lamelle
Minima distanza di messa a fuoco 23 cm.
Rapporto di riproduzione 1:2
Diametro filtri: 52 mm (S.S.C. ver 55mm)
Peso 235 gr (S.S.C. ver 310gr)
Attacco: Canon FD
Anno di produzione 1979
CONCLUSIONI
Questo non è un test scientifico. E’ semplicemente una prova sul campo fatta con scrupolo e pura passione. Le immagini pubblicate in
questi articoli NON sono state corrette o migliorate con Photoshop. Unica concessione è soltanto una leggera modifica di qualche punto
valore nei parametri di esposizione se la foto risulta eccessivamente scura o chiara. Nient’altro.
Per chi si accontenta di rapporti di riproduzione non elevati e non va tanto per il sottile riguardo alla qualità della ripresa, può andar bene
anche un normale obiettivo standard da 50mm invertito tramite un opportuno anello o come terminale di uno o più anelli di prolunga. Ma
l’obiettivo standard non è stato progettato per lavorare a distanze ridotte e quindi presenterà sempre dei cali di rendimento nella nitidezza
a tutto campo, pur diaframmato
convenientemente.
Se si vuole fare della macro seria, occorre
rivolgersi quindi ad ottiche specialistiche,
progettate per operare a ridottissime distanze di
messa a fuoco e soprattutto distribuendo meglio la
nitidezza su tutto il campo inquadrato.
Questo obiettivo risulta molto indicato per la sua
qualità generale in rapporto ad un prezzo di
reperimento oggi davvero molto modesto.
Non è luminoso come un 50mm macro f/2,8 , ma
la differenza è lieve e sulle ottiche macro quello
che conta è poter diaframmare molto, non tanto
operare a tutta apertura. Questo lasciamolo fare ad
obiettivi con altre connotazioni.
Possiede - per quanto si è potuto constatare - un
elevato raporto qualità prezzo che va decisamente
messo in conto se si desidera una eccellente ottica
macro da 50mm ad un prezzo estremamente
conveniente.
TEST SU SONY A7
L’obiettivo
La vista posteriore del Canon Macro nFD 50mm
f/3,5. Dove n sta per nuova versione. Il
precedente modello S.S.C., del 1973, oltre ad
essere meno plasticoco e più pesante, chiudeva
fino a f/22
Nella foto a lato si può notare l’esagono formato
dal diaframma a 6 lamelle.
Ben corretto per lavorare alle distanze
ravvicinate l’obiettivo raggiunge il rapporto 1:1
se dotato del suo anello di prolunga.
Si tratta decisamente di un ottima lente,
purtroppo sottostimata e non si capisce per quale
motivo.
Ha un’ottima resa già a diaframma f/3,5, resa
che diventa davvero notevole appena chiuso di
un paio di stop il diaframma con immagini
supernitide e secche. A mio avviso il top lo
raggiunge a f/8 anche se, come tutte le ottiche
macro è bene spingersi a f/16 se si vuole più
profondità di campo.
click on to enlarge
Scatto a f/16- particolare ingrandito al 100%
f/3,5 - click on to expand
f/8 - click on to expand
f/16 - click on to expand
f/11 click on to expand
f/5,6 - click on to expand
Controluce - diaframma f/11
In genere tutte le ottiche macro sono caratterizzate da
immagini secche e graffianti, e questa non fa eccezione, anzi.
Direi che lo è particolarmente. A mio parere è assai vicina al
Micro Nikkor 55mm se non pari.
Non presenta distorsione, come lecito attendersi, né particolari
aberrazioni.
Se però si scatta controluce un certo flare può manifestarsi.
L’obiettivo impiegato sulla SONY A7 attraverso un adattatore
Canon FD ha prodotto immagini davvero molto buone, come si
può vedere dagli esempi allegati a questa scheda.
Come sempre ho scattato a varie aperture, ma - lo ripeto - per
chi fa macro davvero è impensabile pensare ad un uso sul
campo che escluda il massiccio impiego di diaframmi piuttosto
chiusi. Nella distanza ravvicinata infatti, pochi millimetri sono
sufficienti a separare la zona di fuoco dallo sfocato e la super
nitidezza a tutto campo va cercata con molta cura fatte salve
alcune intenzionalità artistiche particolari.
f/11 click on to expand
f/3,5 - click on to expand