© Salvatore Benvenga 2016
BIOTAR 58mm f/2
BIOTAR 58mm f/2
Progettato
nel
1927,
potrebbe
essere
tranquillamente
chiamato
il
Planar
asimmetrico,
dato
che
è
uno
schema
doppio
Gauss
costruito
dalla
Carl
Zeiss
di
Jena
per
ovviare
ai problemi dei primi Planar.
Il
Biotar
58mm
ha
dato
origine
a
numerose
repliche,
in
particolare
agli
Helios
44
sovietici
in
tutte
le
loro
numerosissime
versioni.
Qui
esaminiamo
l’esemplare
con
attacco Exacta
UNA BREVE STORIA…
La Zeiss viene fondata nel 1846 a Jena, una piccola città della Turingia, da Carl Zeiss (1816-1888), a quel tempo un
trentenne imprenditore che aveva studiato filologia e storia prima di avvertire la sua vocazione per l’ottica. Fondamentale fu
la collaborazione avviata nel 1866 con Ernst Abbe, matematico dell’Università di Jena, il quale introdusse un procedimento
scientifico nello studio e progettazione degli schemi ottici, abbandonando quello basato sui metodi empirici utilizzato fino ad
allora. Un ulteriore importante passo avanti fu possibile grazie all’apporto di Otto Schott, inventore di una formula innovativa
nella creazione del vetro ottico (al litio). Con Schott il figlio di Carl (Roderich) nel 1884 fonda a Jena le vetrerie destinate a
passare alla storia (Jenaer Glaswerk Schott & Genossen) per lo sviluppo dato ai nuovi materiali e tecnologie produttive. Alla
fine della seconda guerra mondiale la città di Jena resta sotto il controllo sovietico. Gli americani fanno appena in tempo a
spostare personale specializzato e strumenti in Germania Ovest, mentre i sovietici trasferiscono in Ucraina (Kiev) la
produzione delle fotocamere Contax e in Russia quella degli obiettivi. La Carl Zeiss Jena produce obiettivi ma nel 1971 una
lunga procedura legale si conclude con l’affidamento del marchio Zeiss all’azienda ubicata in Germania Ovest. La
ricomposizione tra le due Zeiss si realizza nel 1991 con la riunificazione tra le Germania Est e Ovest.
Il Biotar, progettato da Willi Merté, nasce nel 1927 come un marchio di una serie di ottiche prodotte dalla VEB Carl Zeiss
Jena, costruite sullo schema ottico del doppio Gauss come il Planar (progettato da Paul Rudolph) , ma a differenza del Planar
ha una struttura asimmetrica. Vediamo come si è giunti a questo schema ottico e le sue evoluzioni.
LO SCHEMA DOPPIO GAUSS - COME NASCE IL BIOTAR
Se l'originale obiettivo (telescopio) a due elementi Gauss fu inventato da Carl Friederich Gauss nel 1817 per migliorare il
telescopio Fraunhofer, furono Alvan Clark e Bausch&Lomb a sviluppare nel 1888 il disegno del doppio Gauss a 4 lenti (f/8).
Prima del 1895 si possono già trovare obiettivi a doppio Gauss. Nel 1896 Paul
Rudolph della Carl Zeiss Jena fa un passo avanti e introduce lo schema
simmetrico a 6 lenti del doppio Gauss, chiamandolo Planar (f/4,5). Nel 1920
Horace William Lee con la Taylor & Hobson Serie O (chiamata per brevità Lee
Opic, UK) prova ad alterare la simmetria del Planar, ma con scarso successo
commerciale. Taylor Hobson migliora il progetto Lee giungendo ad un obiettivo
f/2 Opic ovvero al disegno Speed Panchro che è dato in licenza a diversi
fabbricanti di obiettivi. Nel 1927 Lee modifica il disegno dell'Opic f/2 giungendo
alla luminosità di f/1,4 con l'Ultra Panchro (1930) che , a seguito di una
ulteriore modica (7 lenti in 5 gruppi) si attesta alla luminosità f/1,5 assumendo
il nome di Super Speed Panchro. Lo schema diventa presto di larga diffusione e
viene ripreso da molti fabbricanti fino al 1960 circa. Il Biotar nasce nel 1927
come rivale dell'inglese Panchro, dapprima nella versione 50mm f/1,4 per
cinematografia e poi (1936) nella prime versione fotografica 58mm f/2 per
essere montato sulle Ihagee Kine Exacta, la prima SLR 35mm di larga
diffusione. Qualche anno dopo il Biotar diventa la lente standard sulle Contax
della Zeiss Ikon di Dresda.
Solo per la cronaca si aggiunge che lo stesso progettista (Willi Merté) disegnò
qualche anno dopo (1932) anche il modello R-Biotar 45mm e 55mm f/0,85
(dove R sta per Roentgen) destinati alla ripresa filmata in 16mm su
apparecchiature a raggi X, modificando lo schema Petzval.
Dopo la seconda guerra mondiale in Germania Ovest la Zeiss di Oberkochen
abbandonò il nome Biotar e adottò il nome Planar per tutti gli schemi derivanti dal doppio Gauss.
DATI TECNICI
BIOTAR 58m f/2 silver (EXA) del 1960
Lunghezza focale: 58mm
Angolo di campo: 40,9°
Lenti/Gruppi: 6/4
Max apertura: f/ 2
Min apertura: f/ 16 *
Diaframma a 10 lamelle **
Diametro ghiera filtri : 49mm.
Distanza minima di messa a fuoco: 50 cm ***
Peso : 210gr
* f/22 nella versione Silver con la T rossa
** a 17 lamelle nelle versioni prima del 1952/53
*** cm 0,60 in alcune versioni Silver M42
CONCLUSIONI
Questo non è un test scientifico. E’ semplicemente una prova sul campo fatta con scrupolo e pura passione. Le immagini pubblicate in
questi articoli NON sono state corrette o migliorate con Photoshop. Unica concessione è soltanto una leggera modifica di qualche punto
valore nei parametri di esposizione se la foto risulta eccessivamente scura o chiara. Nient’altro.
Anche il Biotar - come la quasi totalità
degli obiettivi - non brilla alla massima
apertura (f/2) . Anche in questo caso
appare necessario chiudere almeno di
uno o due stop per apprezzare la bontà
di questa lente. Ritengo il Biotar un
obiettivo di grande qualità che - a
dispetto dei suoi anni - può regalare
grandi soddisfazioni. D’altra parte le
quotazioni sul mercato dell’usato -
soprattutto per i pezzi che sono in ottime
condizioni - testimoniano il valore di
quest’ottica molto apprezzata e ricercata.
L’indice dei prezzi sconta alquanto il
nome Carl Zeiss Jena, ma andrebbe
onestamente detto che anche gli Helios
44 non sono otticamente affatto inferiori
al progenitore.
Il Biotar, con i suoi 58mm, presenta una
lunghezza focale leggermente superiore
al classico obiettivo standard, il che ne
fa ovviamente un’ottica più adatta al
ritratto ambientato rispetto ad un 50mm,
questo proprio per la sua maggiore
attidutine a staccare il primo piano dallo
sfondo. Strutturalmente è un obiettivo
solido, ben costruito, con una meccanica
precisa e di buona affidabilità.
Nella immagine superiore, l’obiettivo in esame lo si può vedere montato su una Exacta Varex VX 2 del 1954 per cui era stato
progettato. Segnalo solo che prima del 1954, le Exacta Varex erano corredate col Biotar modello precedente (passo filtri 40,5 e
diaframma minimo f/22 e la lettara «T» incisa sul frontale e la lunghezza focale espressa in cm 5,8), mentre prima del 1950 le Exacta
II utilizzavano il modello nero («black») sempre con diametro filtri 40,5 e diaframma minimo f/22. Quest’ultima versione può
presentere alcune bolle nei vetri. Non inficiano il risultato dell’immagine, ma non sono bellissime da vedere. Delle tre versioni per
Exacta, quella dell’obiettivo in esame è quindi la più «recente».
Per completezza di informazione, dirò anche che ho testato il Biotar sull’Exacta Varex VX 2, ovviamente utilizzando una pellicola, ed i
risultati sono stati ottimi. Bisogna solo stare attenti a non fotografare in controluce per non portarsi a casa l’effetto flare. Ma per il
resto nulla da eccepire. Il binomio si è dimostrato all’altezza della sua fama anche a distanza di oltre sessanta anni dalla produzione.
Segno che le cose fatte bene non tradiscono le aspettative.
IL BIOTAR
L’obiettivo Carl Zeiss Jena Biotar 2/58 è stato prodotto con diversi attacchi: M42 / Pentax ; EXA / Exakta ; Praktina .
Le prime versioni avevano la finitura nera e sono più compatte e rare a reperirsi, specialmente in buone condizioni, rispetto al
modello successivo argentato. Le lenti col trattamento antiriflesso sono contrassegnate da una T rossa. Oltre alla differente
finitura (nera o cromata) le due versioni si distinguono anche per avere 17 lamelle del diaframma invece di 12 e una distanza
minima di messa a fuoco pari a 90 cm invece di 50 cm.
Esiste anche una versione 50mm f/1,4 -f/16 con diaframma a 8 lamelle e attacco Pentaflex
Gli obiettivi con inciso sul frontale il numero 1 racchiuso nella lettera Q erano destinati all’esportazione.
Le matricole comprese tra i numeri di serie 1,930,150 – 2,219,775 sono del 1937.
Fino al nr di serie 3.350.000 la lunghezza focale è espressa in cm 5,8
Il doppio Gauss asimmetrico, come vedremo, ha generato una lunga stirpe. Infatti il Biotar - come l'araba fenice - infatti non
scompare dopo l’abbandono di mamma Zeiss, ma risorge - anche grazie al trasferimento in Unione Sovietica dei macchinari e
parte dei tecnici della Zeiss Jena sotto il nome Helios. Il clone del Biotar 58mm f/2 diventa l'Helios 44 prodotto da diverse
fabbriche sovietiche in diverse versioni ed evoluzioni (l'ultima sarà il 44M-7).
Andrebbe aggiunto che lo schema Biotar ha avuto anche un concorrente illustre nello Schneider Xenon (già nel 1925) che è
parecchio simile. Ma nelle varianti sviluppatesi andrebbero anche citati il Voitglander Ultron 50mm f/2 per la Vitessa (1951) ed
il Leitz Summicron 50mm f/2 per la Leica M3 (1953).
Un caso a sè è costituito dalla produzione giapponese, partendo dal Super Takumar 50mm f/1,4 che l'Asahi Pentax introduce nel
1966 combinando il Super Speed Panchro con lo Xenon. Tra il 1960 ed il 1980 questo schema "mix" viene adottato dalla Topcon
per il RE Auto Topcor 58mm f/1,4 (1963) dalla Yashica per il suo Yashinon DX 50mm f/1,4 (1967) dal Canon FL 50mm f/1,4
(1968), dalla Fuji per il Fujinon 50mm f/1,4 montato sulla Fujica ST701 (1971), dalla Minolta per il MC Rokkor-PG 50mm f/1,4
(1973), dalla Konica per il suo Konishiroku Hexanon Ar 50mm f/1,4 per la Konica Autoreflex (1974) e infine dalla stessa Nippon
Kogaku col Nikkor 50mm f/1,4 del 1976 montato sulla Nikon F2.
Come si può osservare una straordinaria serie di ottiche prestigiose hanno nel loro DNA il seme del vecchio Biotar.
TEST BIOTAR su Sony A7 full frame (click on to enlarge)
Questo obiettivo ha generalmente una resa abbastanza definita con colori saturi e ben contrastati ma solo a diaframmi chiusi da f/4
in poi. A tutta apertura il comportamento è decisamente diverso: è piuttosto morbido, soprattutto ai bordi, e contrasto e
saturazione dei colori calano vistosamente. Già a f/2.8 si
ha un discreto miglioramento ma solo da f/4 in poi le
caratteristiche migliorano decisamente. A tutta apertura
soffre alquanto per il flare e le foto presentano un
evidente calo di contrasto. Il bokeh alle grandi aperture è
molto piacevole e pastoso grazie al diaframma da 12
lamelle che permette di avere un passaggio della luce
praticamente circolare in ogni condizione. La
gradevolezza dello sfocato e la nitidezza sul piano di
messa a fuoco fanno si che l’obiettivo generi una resa di
una apprezzabile tridimensionalità.
Anche i test su una APS-C (Fujifilm) hanno confermato
quanto sopra . Ovviamente il 58mm si comporta sulla
APS-C alla stregua di un 90mm, diventando un ottimo
mezzo tele.
TEST BIOTAR su Fujifilm APS-C (click on to enlarge)