© Salvatore Benvenga 2016
ROLLEIFLEX
ROLLEIFLEX 6x6 : IL MITO
Se
già
parlare
di
macchine
analogiche
può
risultare
demodé,
trattare
di
una
anziana
biottica
6x6
potrebbe
sembrare
più
che
antiquato.
Il
fatto
è
che
questa
fotocamera
rappresenta
una
delle
massime
espressioni
della
perfezione
tecnica
ed
ottica
di
ogni
tempo.
Non
dimentichiamo
infine
che
il
6x6
equivale
grosso
modo
a
tre volte il formato 35 mm.
Conoscerla
è
solo
un
punto
d’onore
per
i
veri
appassionati
di fotografia.
C’ERA UNA VOLTA....
Correva l’anno 1920 quando a Braunschweig in Germania (Bassa Sassonia), Reinhold Heidecke (1881 - 1960) ex tecnico
della Voigtlander ( fabbrica di strumenti ottici e fotocamere più antiche del mondo fondata nel 1756 a Vienna da Johann
Christoph Voigtländer, fabbrica poi trasferitasi a Braunschweig nel 1849), si mise in società con Paul Franke (1888 - 1950)
finanziatore per fondare la "Franke & Heidecke".
Nel 1929 - dopo l’esordio con alcuni modelli tra cui la Heidoscop - la
fabbrica tedesca mise in produzione la prima Rolleiflex, una biottica
che avrebbe lasciato un segno indelebile nel mondo della fotografia
ed avrebbe trovato negli anni a seguire molti imitatori. Si tratta di
una biottica munita di un obiettivo Tessar da 75mm f/4,5, otturatore
Compur e tempi di posa da 1 sec a 1/300 sec più la posa B e T, non
disponeva di manovella per l’avanzamento della pellicola ma di un
grosso bottone in basso a destra, così come a destra (ma in alto e
arretrato) c’era quello della messa a fuoco.
Poco più tardi fu dotata di un Tessar di luminosità f/3,8.
Nel 1932 la nuova versione ha la manovella di avanzamento, mentre
Dopo il 1935 l’otturatore fu sostituito dal Compur Rapid in grado di
portare il tempo di posa a 1/500 sec. (Vedi tabella a fondo pagina)
NELLA FOTO A FIANCO il Modello Standard K2-622 (tipo 3) dotata di
obiettivo Opton Tessar Jena 75mm f/3,5 ed otturatore Compur da
1/300sec prodotta dal novembre 1934 - al maggio 1938.
Questa macchina, dal numero di matricola, risulterebbe essere stata
prodotta verso la fine del 1937, ma ha ancora il Compur da 1/300
sec a dimostrazione del fatto che, probabilmente fino ad esaurimento
delle scorte, la Rollei utilizzò il vecchio Compur da 1/300 sec.
contesualmente
all’avvio della
produzione col
nuovo otturatore da
1/500 sec.
Dal 1945 viene data
la possibilità di
avere la versione con lo Xenar 75mm da f/3,5 e questo per il semplice
motivo che la Zeiss non era in grado di coprire l’intero fabbisogno della
Rolleiflex.
Nella versione economica della Rolleiflex (la Rolleicord prodotta per oltre
quarant’anni a cominciare dal 1933) l’ottica era sostituita inizialmente da uno
Zeiss Triotar e poi, nelle ultime versioni, da uno Schneider Xenar. L’obiettivo
Planar 80mm F:2,8 fu introdotto nelle Rolleiflex nel 1954 con il modello da C e
poi D. Nella versione con lunghezza focale 75mme luminosità 3,5 il Planar fu
inserito nei modelli E ed F.Dal 1984 l’ottica standard in dotazione fu
esclusivamente il Planar HFT 80mm f:2,8.
La Rolleiflex fu anche prodotta in una versione 4x4 (tra il 1931 ed il 1968) con
ottica Tessar 60mm (sia f:2,8 che f:3,5) o nell’ultima serie con lo Schneider
Xenar da 60mm f:3,5.
Trattandosi di fotocamera con obiettivi non intercambiali, per non perdere quote
di mercato la Rollei introdusse, due varianti, sempre ad ottica fissa: la
Rolleiflex Tele (dal 1959) dotata di uno Zeiss Sonnar 135mm f:4,00 e la Wide
(grandandolare) dotata di uno Zeiss Distagon 55mm f:4,00 (a partire dal
1961). Esistono anche due varianti (prodotte dopo il 2002): la New Tele con
Schneider Tele-Xenar HFT 135mm f:4,00 e New Wide con Schneider Super
Angulon 50mm f:4,00.
Nella foto a destra l’assai
quotata Rolleiflex 3,5F
(della serie K4F) corredata di un ottimo obiettivo Carl Zeiss Planar 75mm,
f:3,5 a 5 lenti ed otturatore Syncro-Compur MXV/CR00 con tempi da 1sec-
1/500sec + B, costruita intorno al 1964, tra le ultime prima che iniziasse la
produzione della serie K4F1 col Planar a 6 lenti (vedi tabella a fondo pagina)
Nel mezzo secolo successivo alla sua uscita, la Rolleiflex si affermò in campo
professionale, in sala di posa e presso i fotografi matrimonialisti, ma
soprattutto presso i famosi “paparazzi” resi celebri dallla cinematografia
degli anni sessanta.
Il mirino a pozzetto (ripiegabile e peraltro sostituibile con un pentaprisma
sportivo) garantiva un a visione continua, anche traguardando grazie al
particolare ripiegamento delle alette del cappuccio, ed era comodo nelle
riprese dall’alto perché, rovesciando la macchina e tenendola alta sulle
braccia protese oltre la testa. permetteva al fotografo di riprendere
comodamente le scene scavalcando l’ostacolo di una eventuale folla davanti
al
soggetto.
CONCLUSIONI
Chi ha adoperato la biottica 6x6 in generale e la Rolleiflex in particolare sa bene che è una esperienza unica.
E’ una macchina “riposante”, nel senso che la sua stessa filosofia, il formato quadrato, la silenziosità, il
modo di ripresa dall’alto con lati invertiti, genera un senso di calma e attenzione verso l’immagine del tutto
singolare.
L’obiettivo fisso e il formato quadrato lasciano al fotografo una inusitata libertà compositiva.
Ogni scatto è frutto di una riflessione maturata alla luce di padronanza tecnica e stilistica appaganti.
I risultati ottenuti con la Rolleiflex - diciamolo pure - sono di una qualità rara a vedersi.
E’ stata la macchina forse più imitata perché la più invidiata e ( come sempre accade) amata. Tra i cloni che
hanno avuto più successo mi limito a citare la Yashica-Mat 124G a cui sono affettivamente legato perché è
stata la mia prima macchina fotografica, quella con cui ho mosso i primi passi nel mondo della fotografia.
LE CARATTERISTICHE della 3,5 F mod K4F
Impostazione della sensibilità da 25 a 1600 ASA (15-33 DIN)
Angolo di campo del 75mm: 56°, che si possono considerare pressoché equivalenti
ad un obiettivo da 40mm per il formato 35mm
Distanza minima di messa a fuoco 90cm
Obiettivo Opton Planar 75mm f/3,5 5 lenti in 4 gruppi, lente visore Heidosmat da
75mm luminosità 2,8
Otturatore centrale Syncro Compur MXV con velocità da ½ sec o a 1/500 sec più la
posa B, autoscatto
Pellicola 6x6 tipo 120 o 220 per 12 o 24 pose, e 35mm con adattatore Rolleikin 2
Peso 1220 gr
La reflex biottica offre i seguenti vantaggi: silenziosità per assenza del
sollevamento dello specchio, mancato oscuramento del mirino al momento
dello scatto, una discreta leggerezza.
Il «problema» dell’ottica fissa in realtà per molti è stato un falso problema,
dato che la generosità del medio formato permetteva di «croppare» (ritagliare)
una parte del fotogramma in sede di stampa per ingrandire un particolare
ottenendo un risultato comunque ottimo.
Curiosità: La Mamiya negli anni sessanta mise in commercio una biottica
prodotta ad imitazione della Rolleiflex ma con il gruppo ottiche intercambiabili
sulla piastra di alloggiamento fotografica)
Il caricamento della pellicola nella Rolleiflex necessita di un buona
dose di manualità: nulla di complicato, ma per destreggiarsi
velocemente è necessario - come si dice-prenderci la mano.
Bisogna rovesciare la macchina sul frontale, sganciare il fondello e
rovesciare il dorso verso il cappuccio, quindi spostare il rocchetto
vuoto in alto, inserire quello pieno in basso, far passare la pellicola
sotto il rullino d’acciaio e srotolarla fino ad agganciarla nel
rocchetto vuoto superiore. Poi, dopo un giro di manovella per
completare l’aggancio, si richiude il dorso e si aziona ancora la
manovella fino all’arresto automatico che visualizza il n.1 nella
finestrella circolare delle pose (posta in alto, sul lato della leva di
carica).
La messa a fuoco si effettua ruotando la grossa manopola sulla
sinistra della cassa su cui è allogiato anche la finestrella
dell’esposimetro con ago a collimazione.
Sulla destra della cassa c’è invece la leva di armamento
dell’otturatore. Sul frontale anteriore, in alto a sinistra la leva per
selezionare la modalità di lampeggiatore (sincroX oppure FP a
lampada), in centro le due rotelline destinate una alla selezione dei
tempi e l’altra a quella dei diaframmi (visibili sulla finestrella posta
sopra l’obiettivo superiore), in basso sulla sinistra il pulsante di
scatto, sulla destra il contatto sincro per il cavetto del flash.
L’obiettivo superiore serve esclusiamente per proiettare la visione
del campo inquadrato sul vetro smerigliato difeso dal cappuccio,
attraverso una camera oscura nettamente separata da quella a
servizio dell’obiettivo inferiore che assolve alla ripresa vera e
propria. L’immagine sul vetro smerigliato appare con i lati invertiti
(la cosa risulta inizialmente ostica ai neofiti).
L’obiettivo inferiore è dotato di diaframma ed otturatore centrale
(grande comodità questa per scattare col flash con tutti i tempi di
posa programmati),
Il mirino a pozzetto offre peraltro la possibilità di fare riprese
dall’alto sollevando la macchina rovesciata sopra la testa e
inquadrando più facilmante la scena. Era un ottimo espediente
che consentiva al fotoreporter di fotografare anche se davanti
aveva un muro di gente o una visione disturbata da ostacoli ad
altezza d’occhio.
Serie e Matricole delle Rolleiflex 3 e 3,5
Prima Rolleiflex (Original K1) 1929-1932 dal nr. 1 a 199999
Rolleiflex Standard (Primo modello) dal n.200000 al nr 567500 con Tessar f/4,5 - f/3,8 - f/3,5
Rolleiflex Automat(Secondo modello 1937- 1939) dal n. 568516 al nr. 805000
- Le due serie K4 prodotte dal 1939 al 1945 hanno matricola dal nr.805000 al nr 1050000
Rolleiflex Automat serie 3 dal 1945 -1949 con matricola dal nr 1000000 al nr 1099999
Rolleiflex Automat X o 3,5 prodotta dal 1949-1951 dal nr 1100000 al nr 1168000
Rolleiflex Automat 4 (3,5 A) dal 1951 al 1954 con matricole dal nr 1200000 al nr 1427999.
Rolleiflex 3,5 B prodotta dal 1954 al 1956 in due serie con matricola dal nr 1428001 al nr 1739999
Rolleiflex 3,5 C ( prima con esposimetro) dal 1956 al 1959 con matricola dal nr 1740000 al nr 1787849
Rolleiflex 3,5 (1959-1961) C2 (con Planar) matr. da 1870000 al nr 1872010 e C3 (con Xenotar) dal nr 2480000 al nr 2482999
Tra il 1960 ed il 1964 vengono prodotte alcune serie della 3,5 F, la 4KD, la 4KE e la 4F matr. dal nr 2200000 al nr 2299999
Dal 1965 al 1979 vengono prodotte le due serie 3,5 F (K4F1 e K4F2) matricole dal nr 2800000 al nr 3559999, l’obiettivo Planar in
dotazione passa da 5 a sei lenti
La produzione in serie della 2,8 inizia nel già 1949 con un Tessar (matr. dal nr 1101000 al nr 1139999) come risposta all’Hasselblad
che aveva presentato la sua 1600K corredata da un Kodak Hektar 80 mm f 2,8
La serie T (obiettivo Tessar Opton Oberkochen secondo quanto specifica il Rolleiclub ha la seguente tabella di produzione:
T pelle grigia (12/16 exp) dal 2100000 al 2155999 (1956-1961)
T pelle grigia (12/24 exp) dal 2156000 al 2156249 - Edizione Speciale di 250 esemplari ( giugmo 1961)
T1 con Synchro-Compur XVM dal 2157000 al 2189999 (1961-1964)
T2 con Synchro- Compur VXMm dal 2190000 al 2199999 (1964-1966)
T2 con Synchro- Compur VXm dal 2200000 al 2249999 (1966-1970)
T2 con Synchro- Compur VXm dal 2310000 al 2313949 (1970-1976)
T3 con Synchro- Compur VXm dal 2314000 al 2320449 (1970-1976) - prodotta anche con lo Schenider Xenar 1:3.5 f=75mm
Il confronto tra la 4KF (a sinistra) e la K2-622 ( a destra) di quasi
trent’anni precedente. Nella più recente delle due risulta evidente sia il
grosso bottone di messa a fuoco che incorpora l’esposimetro che i due
dischi centrali che sostituiscono le antiche levette del modello più
vecchio e riservate alla selezione dei tempi e alla impostazione
dell’apertura del diaframma.
Nel modello K2-622 del 1937 si osservi anche
la leva di scatto dell’otturatore posizionata
centralmente sotto l’obiettivo.
LA SERIE T ( obiettivo TESSAR Opton)
La serie T è solo apparentemente identica alla serie F, cambia
l’ottica montata ( il Tessar anziché il Planar).
Parrebbe che la sigla T non sia presa dall’obiettivo adottato
(Tessar) ma derivi dall’iniziale del cognome del progettista
(Theodore Uhl) che introdusse alcuni particolari in plastica per
risparmiare sui costi. Infatti delle tre varianti possibili ( Rolleicord
a parte) la Rolleiflex T era la meno cara, seguita da quella
corredata con lo Schneider Xenotar ed infine dalla più pregiata
corredata con il Planar.
Meno cara si fa per dire perché costava (siamo agli inizi degli anni
‘60) quasi tre volte lo stipendio mensile di un impiegato di
concetto medio… Aggiungo a margine che questa differenza di
prezzo si ripete ancora oggi nella valutazione dell’usato per i
collezionisti.
Fu egualmente un successo commerciale e la preferita da molti
appassionati proprio perché consentiva loro l’ingresso nel mondo
Rolleiflex al prezzo minore possibile (salvo dirottare sulla
Rolleicord).
La T1, un esemplare del 1964 mostrato nelle immagini allegate, si
distingue sia per il pulsante di scatto laterale anziché frontale, sia
per la scala esposimetrica EV. Peculiare l’azionamento delle due
leve laterali per impostare tempi e diaframmi. Essi si muovono
solidalmente ( come nell’Hasselblad C) impostato il valore EV. E’
necessario sollevare leggermente una di esse per poter agire solo
su un parametro.
Dal punto di vista della funzionalità non cambia praticamente
nulla. Dal punto di vista della resa ottica, a spaccare il capello si
può osservare una differenza di comportamento tra il Tessar ed il
Planar, ma mi sentirei di sfidare parecchia gente a capire se una
stampa, anche a grossi ingrandimenti, deriva da uno scatto fatto
con la F o con la T.
Interessante anche il fatto che le fotocamere a partire dal seriale
2150000 ( quella raffigurata è quindi ricompresa nel novero) può
ospitare il kit Rolleikin per le pellicole 24x36 mm.
Non sono possibili le doppie esposizioni con questo modello,
mentre invece è possibile l’autoscatto (10 secondi di ritardo),
posizionando la levetta su V. Per questo modello esiste la
possibilità di montare l’esposimetro T al selenio.
Un esperto studioso delle Rolleiflex, il sig.Alex Pearlman sottolinea
che il Tessar montato sulla Rolleiflex T utilizza vetri al Lantanio per
incrementare la risoluzione e la correzione cromatica.
Personalmente la cosa non mi meraviglia dato che tra il 1960 ed il
1970 l’impiego di terre rare nella pasta di vetro era una prassi
consolidata presso quasi tutti i produttori di vetri ottici.
Una specificazione è necessaria. Spesso si può trovare la
denominazione Rolleiflex TLR dove la sigla TLR sta per
l’espressione inglese «twin lens reflex», ovvero reflex binoculare.
Non mi resta che chiudere con un richiamo ad una delle più
osannate vestali della «street photography», Vivian Maier, che
realizzò numerosissime immagini proprio con la sua Rolleiflex T.