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LO ZOOM GRANDANGOLARE DI QUALITA’.
Nel 1941, in piena seconda guerra mondiale, a Tokyo,
i fratelli Yamanaka posero le basi di una azienda
specializzata nella costruzione di vetri ottici: la Hoya
destinata a diventare il maggior fabbricante
giapponese del settore. Molti degli occhiali da vista
che circolano nel mondo portano lenti Hoya.
La Hoya, che nel 2007 la assorbe la Pentax,
stabilisce una partnership con la Kenko Tokina,
produttice di obiettivi per terze parti. Di fatto si
vengono a creare due linee parallele di prodotti (anche
se non coprono l’intero catalogo) quella di marca
Pentax e l’esatta gemella (meno nota e con qualche
piccola finezza in meno) Tokina.
Si può ben dire che un Tokina è un Pentax in jeans.
Quando, qualche anno fa, cercavo uno zoom
grandangolare spinto per la mia Nikon D200 (formato
DX come noto) mi trovai di fronte ad un dubbio:
valeva la pena di spendere molto per il 12-24 Nikkor o
c’era qualche alternativa altrettanto valida? Meditavo
di passare al formato pieno (full-frame) da lì a poco
ma risparmiare era un imperativo a prescindere.
Per caso trovai la possibilità di testare sia il Tokina (di
cui qualche recensione diceva un gran bene) che
l’originale Nikkor e...sorpresa... mi accorsi che le
immagini erano praticamente indistinguibili.
Con l’occasione testai anche il Tokina AT-DX Pro 16-50
f:28, che si dimostrò superlativo, ma possedevo già
l’eccellente Nikkor 17-55 f:2,8 che vinceva d’un soffio
sul contributo dello sfocato. Al centro la risolvenza del
Tokina lascia a bocca aperta. D’altra parte è lo stesso
vetro e schema ottico dell’identica lunghezza focale
marchita Pentax.
Testai anche, visto che c’ero anche il Tokina AT-D Pro
50-135 f:2,8 (che equivale ad un 80-200 nel pieno
formato) oggi introvabile per misteriose ragioni, che non
ha analogo rivale - anche qui misteriosamente - nel
mondo DX della Nikon. Davvero superbo.
A quel punto fui convinto della scelta e presi il Tokina
12-24 f:4 che resta - ancora oggi - l’unico obiettivo
non Nikon del mio corredo e non ho mai avuto modo
di pentirmi della scelta fatta.
Nella foto il Tokina AT-X Pro SD 12-24mm F4 (IF) DX
per Nikon, con il suo paraluce a petalo in dotazione.
Il 12-24 equivale ad una lunghezza focale 18-36 nel
full-frame (analoga quindi al mitico 17-35 Nikkor che
però è il sovrano assoluto di questo range nel pieno
formato), ottimo per reportage e riprese di viaggio.
Angolo di campo 99°-61°; schema ottico 13 lenti in 11
gruppi; diaframma nìminimo f:22, massima apertura
(costante) f:4 ; messa a fuoco minima 30 cm, passo
filtri 77mm, 570gr di peso, dimensioni diam.84mm x
89 mm. L’ottica viene prodotta sia per Nikon che per
Canon.
L’obiettivo a mie mani è ancora la serie I, non
motorizzata e quindi non impiegabile in autofocus
sulle versioni level-entry Nikon (D40, D5000 etc..),
per le quali è stata realizzata di recente la II serie
motorizzata.Ma dal punto di vista ottico non è
cambiato granché, le prestazioni sono eccellenti.
L’obiettivo garantisce immagini pulite ed incise già a piena
apertura, anche se il meglio lo dà (come tutte le ottiche in
genere) ai diaframmi centrali: mi paiono oltremodo
preferibili tra 5,6 ed 8. Al centro la risolvenza è notevole.
Presente un pò di flare laterale ma se si fotografa col
paraluce e non in condizioni critiche è una cosa che fa
dormire la notte. D’altra parte su diverse centinaia di foto
scattate, in questo aspetto negativo sono incappato si e no
in un paio di casi. Anche l’aberrazione cromatica non è da
strapparsi i capelli e nella versione II risulta migliorata.
La distorsione è accettabilissima anche se evidente alla
lunghezza focale 12, tende ad assorbirsi già da 14-15 in
poi.
Le prove sul campo - che sono quelle che poi il fotografo fa
quando parte con la sua attrezzatura - lasciano
ampiamente soddisfatti Le immagini che si portano a casa
sono decisamente brillanti e buone. Se - come quasi tutti -
si resta nell’ambito di ingrandimenti non superiori ai 50 cm
sul lato massimo, difficile poter eccepire alcunché.
Del Tokina colpisce subito la robustezza dei materiali con
cui è costruito. Si avverte che non è un plasticone, ma un
obiettivo prodotto con cura sia meccanica che ottica.
Anche il peso è equilibrato per la massa.
Caratteristico e praticissimo il passaggio da Autofocus a
Manual focus, attraverso un sistema a baionetta. Basta
tirare o spingere il collare di gomma scolpita della messa
a fuoco che la funzione si innesta rapidamente senza
dover staccare il mirino della fotocamera dall’occhio.
Un bel sistema: pratico ed efficiente.
CONCLUSIONI: Per chi cerca di risparmiare sensibilmente
rispetto ad un’ottica originale, il Tokina è una alternativa da
tenere in considerazione.
A quanto mi risulta è considerata uno delle ottiche più
incise nel suo settore e - per quanto riguarda la mia
esperienza che, per onestà, ha riguardato solo i due
campioni elencati qualche paragrafo sopra- non posso che
confermarlo.
VAI AL TEST IMMAGINE
Non è perfetto, se si ricerca la perfezione assoluta su tutti i
parametri (CA, flare...) come di regola si fa nei
fotolaboratori che devono giustificare l’impiego di risorse
spese nelle misurazioni.
Ma se si va al sodo, alla fotografia intendo, che non è la
somma esclusiva di mire ottiche e linee per millimetro o
ingrandimenti al 400% per evidenziare il fringe purple, se si
bada a scattare buone foto e portare a casa immagini che
siano esaltate da nitidezza e brillantezza, senza svenarsi
alla ricerca di uno zoom grandangolare per il formato DX, i
nikonisti ed i canoniani hanno una opportunità.
Si può discutere a lungo ( ed è anche piacevole) su molti
aspetti della fotografia, ma quando si parla di obiettivi è
quasi sempre necessario giungere ad una conclusione:
devono essere robusti, affidabili, luminosi, incisi e precisi.
Su molti di questi parametri il Tokina è bene attestato.
Poi ... de gustibus....
© S. Benvenga