La Nikon presentò il suo prototipo di zoom
luminoso nella gamma di focali tra l'80mm ed il
200mm nel 1978 al Photokina. I progettisti della
Nippon Kogaku, Mizutani e Hamanishi, da tempo
lavoravano alla realizzazione di uno zoom molto
luminoso. Il capostipite di una lunga serie di
versioni di questa fortunata quanto eccellente
ottica fu prodotto in pochi esemplari. Era dotato
di doppia ghiera, vetri ED, passo filtri da 86mm e
un vistosissimo attacco per agganciarlo al
cavalletto. Costruito con 12 lenti in 9 gruppi, pesava
1,7kg.
Pochi anni dopo, correva il 1982, la Nikon mise in
produzione una versione completamente
diversa dal prototipo. A posto della doppia ghiera
il sistema di zoom era a pompa: un unico grosso
anello quindi che poteva scorrere per regolare la
lunghezza focale ed a sua volta
girare per la messa a fuoco (one-touch). Costruito con 15
lenti in 11 gruppi, i numeri di matricola partono da 181091.
Più pesante del prototipo e con passo filtri da
95mm, l'ottica era tanto imponente quanto
pregevole sia per la fattura che per le
prestazioni.
Nel 1987 veniva messa in produzione la serie AF-ED
che ebbe tre versioni. La prima ha lo zoom sempre a pompa, il peso più ridotto
(1,2kg),
16 lenti in 11 gruppi, il passo filtri scende a 77mm (e qui si fermerà
mantenuto anche per le generazioni future).
Robusto (non è una novità), eccellente nella
qualità di immagine, si afferma presto tra i
professionisti del reportage. La prima versione di
questa serie ha anche un anello in prossimità
della finestrella delle distanze che consente la
preselezione dello spazio di zona di messa a
fuoco.
Con il 1992 viene prodotta la seconda versione D -
proprio quella mostrata nelle foto a corredo
di questo articolo - per lavorare in modo ottimale
con le fotocamere serie F-90 e successive. Ancora a pompa
e identico numero di lenti e gruppi: 16/11. Cinque
anni più tardi (1997) la terza versione viene
aggiornata con il collare per l'attacco al
treppiedi e trattamento NSIC delle lenti. Queste
versioni dispongono di 16 lenti in 11 gruppi. La terza
versione è a doppia ghiera e aumenta di peso (1.3kg).
Andrebbe aggiunto, per inciso, che già nel 1993 la
Nikon, in anticipo sui tempi, produsse un
prototipo dell'80-200mm AF ED VR (stabilizzato)
mai però andato in produzione fino all'avvento del
primo 70-200mm AFS VR avvenuta nel 2002. Va
tuttavia detto che fu la Canon
(forte di molti brevetti) la prima casa a mettere
in produzione obiettivi stabilizzati.
Nel 1998 la modifica è più radicale. Lo zoom
resta a doppia ghiera, come il prototipo del
1978 e la terza versione della serie AF-ED, ma diventa AFS (la S sta per Silent Wawe,
ovvero motore silenzioso di messa a fuoco) con il
passaggio istantaneo dalla messa a fuoco manuale a
quella autofocus.
Questa serie, con le sue 18 lenti in 14
gruppi e diaframma a 9 lamelle, è considerata, per
varie ragioni, la punta di diamante di tutta la
serie 80-200mm f:2,8 prodotta nel tempo. Qualcuno
stima sia perfino più nitido del 70-200 della
nuova generazione.
La Nikon ha anche prodotto delle versioni meno
luminose dell'80-200 (quali il leggendario f:4,5
del 1969, passo filtri 52mm sostituito nel 1981
dal f:4 con passo filtri da 62mm ed un 80-200 D a
luminosità variabile f:4,4-5,6 leggero e compatto
per i fotoamatori).
Di fatto però - a parte lo storico f:4,5 del 1969
a pompa - quando si parla diNikkor 80-200mm tutti
corrono
con la mente alla versione f:2,8.
Dopo questa lunga cavalcata negli anni è giunto il
momento di tirare le somme, alla luce del fatto
che quest'ottica è andata definitivamente in
pensione, soppiantata dal 70-200mm f:2,8 peraltro
stabilizzato.
C'è da chiedersi se gli esemplari che possono
ancora trovarsi in giro meritino, ancora oggi, una
certa attenzione da chi le foto le fa e non le
discute soltanto.
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Nell'immagine sotto vediamo - l'uno di
fianco all'altro - il "vecchio" (80-200) ed il
"nuovo" (70-200). Tra i due ci sono circa
vent'anni di differenza, ma non si vedono del
tutto. Due generazioni che testimoniano la
costanza qualitativa della famosa casa
giapponese.
Non molto
tempo fa ho provato a fare un test
comparativo ( per quanto artigianale)
tra il mio vecchio 80-200mm del 1993 ed
il suo erede, il fantastico 70-200mm
VRII G a quel tempo gentilmente
concessomi per le prove.
La prima cosa che ho rilevato è che,
sulla lunghezza focale massima, il
vecchio 80-200mm risulta essere più
200mm del suo giovane erede. Non mi è
del tutto chiaro il motivo, ma il
70-200mm appare quasi un 70-190mm. In
tutte le immagini scattate su
cavalletto, alla stessa distanza, il
vecchio obiettivo ingrandisce qualcosina
di più. E si vede.
VAI AL TEST COMPARATIVO
Per quanto riguarda la risolvenza e
soprattutto il cromatismo ( aggiungo che
il test l'ho fatto con una D700)
il 70-200 si comporta un filo meglio.
Soprattutto i colori mi appaiono più
brillanti, probabilmente ciò è dovuto al
trattamento delle lenti con nuove
tecnologie.
Se si vira l'immagine in B/N ovviamente
questa differenza non si rileva sebbene
permanga
un microcontrasto di un filo superiore.
Non ci sono paragoni tra i due nella
velocità dell'autofocus: il 70-200 è un missile terra/aria; rapidissimo e
preciso, degno figlio di un'epoca che ha fatto della velocità d'esecuzione la sua
vocazione. Praticamente si constata la
stessa differenza che c'è tra una
partita di calcio disputata negli anni
'70 ed una giocata oggigiorno, durante la
quale il
pallone ed i giocatori corrono
a velocità tripla.
Resta il fatto, a mio avviso, che si sta
parlando allo scopo di dividere il
capello in quattro, più che attenersi al
giudizio generale sulla bontà
delle foto prodotte da entrambe
le ottiche messe a confronto.
Infatti, se ci si attiene all'essenza
della fotografia che è poi quella di
ottenere belle immagini, nitide e ben
dettagliate, con un gradevole contributo
dello sfocato, il vecchio 80-200mm non
sfigura affatto e mantiene, a dispetto
dei suoi anni, tutte le sue promesse.
L'80-200mm ha visto la
luce
in un'epoca in cui si lavorava con la pellicola.
E' stato pensato per il reportage, perché doveva
consentire al fotografo di adattarsi rapidamente
a situazioni eterogenee
mantenendo la medesima qualità e luminosità
massima a tutte le lunghezze focali.
Questo compito, per come
la vedo io, viene svolto ancora oggi
egregiamente, sia pure con maggiore lentezza
nell'autofocus rispetto alle nuove generazioni e
una sottile tendenza
a quella fascinosa ruvidezza tipica delle
ottiche costruite per l'analogico ed impiegate
sulle fotocamere digitali.
Possiamo chiederci se
oggi ha ancora senso cercare di procurarsi
l'80-200mm.
Anche in questo caso
dipende tutto dall'uso che se ne fa.
Un fotografo professionista ha l'esigenza di
disporre della massima velocità e precisione
possibile e quindi si avvale di ottiche moderne
che si integrano del tutto con le moderne
fotocamere, mentre un fotoamatore può benissimo
prendersi tutto il tempo che ci vuole per
scattare una foto.
L'altro aspetto, non secondario, è quello
economico. Tra un 80-200mm usato ( e ben tenuto)
ed il suo giovane e vigoroso erede c'è una
differenza di costo di diversi bigliettoni.
Quindi, considerato che le immagini scattate col
primo restano decisamente buone (sono state
ritenute superlative fino a qualche anno fa), un
pensierino in questa direzione a mio modesto
parere andrebbe fatto.
Il mercato e lo status symbol ci costringono a
rinnovare le attrezzature per non apparire
obsoleti. Ma è certo che, davanti
ad una bella foto, non vale chiedersi con che
ottica sia stata realizzata. Saperlo, spesso,
può riservare sorprese.
E questo aspetto, per fortuna, taglia corto ogni
discussione.
S. Benvenga
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