La prima cosa che andrebbe detta, parlando di
quest'obiettivo, è
che la sigla DC sta per Defocus Image Control,
ovvero controllo
dello sfocato, progettato dall'ing.Yanagisawa-San
della Nikon.
Questa caratteristica, chiaramente riportata sulla
ghiera posta alla sommità dell'obiettivo in
prossimità della lente frontale, consente
di agire sul contributo dello sfocato esaltandolo
in varia misura
sia nei confronti dello sfondo (R = Rear) che del
primo piano (F = Front).
Per operare in un verso o nell'altro , una volta
premuto il
pulsantino di sblocco, bisogna
ruotare l'anello con i valori DC nel
senso voluto . E' necessario operare sulla ghiera
del defocus
PRIMA di mettere a fuoco il soggetto, non dopo,
altrimenti si defocalizzerà la messa a fuoco.
Se l'anello del controllo DC viene lasciato nel
punto neutro, non si realizzeranno esaltazioni
particolari ma si opererà in modo assolutamente
standard. Girare la ghiera provoca un micrometrico
slittamento dei gruppi di lenti interni
nell'ordine di qualche decimo di millimetro,
calcolato per ottenere l'effetto plastico del
bokeh.
Va tuttavia tenuto presente che, lo già lo
standard di quest'ottica
è decisamente superlativo con un bokeh che mozza
il fiato.
Per chi non lo sapesse ancora, bokeh è un termine
derivante dal
vocabolo giapponese boke (sfocatura); oramai
entrato nell'uso
comune identifica il "contributo dello sfocato"
nella fotografia.
L'unico problema è che l'effetto sfocatura NON è
visibile nel
mirino della fotocamera, ma a posteriori. Altro
piccolo neo,
segnalato da quelli che chiamo "farmacisti" nei
forum è la
presenza di una leggerissima CA (aberrazione
cromatica)
e la mancata stabilizzazione.
Personalmente considero la stabilizzazione un
regalo della
modernità. Chi fa foto da decenni non può
considerarla
una discriminante per giudicare la qualità ottica
di un obiettivo.
In contropartita le immagini realizzate con
quest'ottica
evidenziano un fascino e una resa generale che sa
di un
pulito e di un nitore come quello del bucato
fresco di una
volta, senza bisogno di sbiancanti ottici.
Una erronea interpretazione, originata dalla
parola defocus, ha
creato nell'immaginario collettivo di molti la
convinzione che
l'ottica non sia un granché in termini di
incisione.
La realtà è esattamente contraria. L'obiettivo ha
una risoluzione
straordinaria e la capacità di restituire i
dettagli con una fedeltà
che lascia a bocca aperta. Un'ottica quindi di
elevatissima qualità
per chi cerca immagini di grande impatto e
finezza.
La sua progettazione è stata finalizzata a dare il
meglio di sé nella
ritrattistica, dove lotta alla pari col mitico Nikkor
85mm 1,4 grazie
alla sua specializzazione nella gestione del
bokeh.
Rispetto all'85mm permette di essere un poco più
lontani dal
soggetto e di poter essere utilizzato quindi in
riprese di
dettagli paesaggistici o urbani.
Il 135mm AF-DC ha un fratellino minore: il 105mm
AF-DC
uscito nel 1993 nonostante entrambe
le progettazioni siano coeve. |
Lo schema ottico comprende 7 lenti in 6 gruppi,
più un disco posteriore di vetro a tenuta di
polvere.
Angolo di campo 18° (che nel
formato DX diventano
12° per
una lunghezza focale di 202mm circa) e distanza
minima di
messa a fuoco 110 cm. Passo filtri 72, paraluce
incorporato (vedi foto), peso 815gr e
dimensioni 79mm x 120mm.
Diaframmi da f:2 a f:16.
Un mix di metallo e vetro per una solidità
allo stato puro.
Qualcuno
l'ha definito la Ferrari delle ottiche,
probabilmente
spingendosi al limite dell'iperbole per
l'entusiasmo generato
dalla fine plasticità delle immagini
prodotte.
La cosa che lascia
stupefatti i veri intenditori è che questo
obiettivo non è facilmente reperibile,
anche perché il numero di esemplari prodotti non
è stato elevatissimo. Per quanto si
trovi ancora sul catalogo Nikon, è un'impresa
titanica
scovare un fotonegoziante che ne abbia un
esemplare
sugli scaffali o che sia in grado di procurarlo
in tempi
ragionevoli. La cosa, ci consoli, succede anche
in USA, a
leggere i forum.
Commercialmente parlando oggi gli zoom la fanno
da
padrone ed un'ottica fissa, per quanto
specialistica e
di altissima qualità, diventa un oggetto per
pochi.
E' lontanissimo il tempo
in cui i fotografi se ne andavano
in giro con la famosa tripletta di ottiche
(28mm, 50mm e 135mm)
e usavano preferibilmente pellicole in B/N.
I piedi sopperivano agli zoom e il Bianco e Nero
non era quel
che oggi è diventato una elaborazione partorita
tra i menù di Photoshop.
E' un'ottica che serve?
Dipende. Teoricamente parlando (ma
anche nell'uso pratico) il moderno zoom 70-200
VRII f:2,8 ha
tutti i numeri per assorbire l'impiego del
135mm. Pur tuttavia,
per averli provati tutti sul campo, posso dire
che ogni obiettivo
ha un suo DNA esclusivo che non può essere
ridotto ad aride
curve sui diagrammi. Il 135mm AF-DC f:2 è un
gioiello al pari del
50mm
f:1,4 e dell' 85mm f:1,4.
Obiettivi diversi ma con una qualità ottica e
non che lascia in bocca il sapore delle cose
buone.
S. Benvenga
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